Citando l’articolo di Daniele Manca e Gianmario Verona, pubblicato sul Corriere della Sera il 3 giugno 2023, esaminiamo l’impatto crescente dell’intelligenza artificiale (IA) sulla società e sul mondo.

Manca e Verona iniziano il loro discorso con l’esempio di ChatGPT, un modello di IA, che ha dimostrato capacità sorprendenti in diversi campi in soli 180 giorni. Dal superare esami a livelli paragonabili a quelli degli studenti delle università Ivy League, a comporre musica degna di Grammy Awards, fino ad offrire consulenze di qualità superiore. L’IA ha mostrato un ritmo di apprendimento e adattamento straordinario, portando alcuni a chiedere se la situazione stia sfuggendo di mano.

Nonostante queste preoccupazioni, gli autori sottolineano l’importanza di cercare di comprendere e padroneggiare questa tecnologia, piuttosto che temerla. Ricordano che solo sei mesi prima, sembrava impensabile che una macchina potesse replicare abilità umane uniche come la contestualizzazione dell’informazione e l’empatia. Ma la rapidità con cui l’IA sta progredendo solleva dubbi su questa presunzione.

Il discorso si sposta poi sull’importanza del linguaggio nell’evoluzione umana, citando l’antropologo e scrittore Yuval Harari. L’autore del bestseller “Sapiens” sottolinea come il linguaggio abbia separato l’umanità dalle altre specie, permettendoci di creare reti sociali, valori e cultura. Allo stesso modo, Harari nota che l’IA sta imparando a utilizzare il linguaggio in modo efficace e innovativo, grazie alla programmazione neurolinguistica.

Tuttavia, la capacità dell’IA di utilizzare il linguaggio solleva alcune preoccupazioni. Il linguaggio e la comunicazione sono strumenti fondamentali che creano le comunità e formano la base della nostra civiltà. Se l’IA può influenzare queste strutture di comunicazione, può avere un impatto significativo sulla nostra società. Questo solleva domande su cosa potrebbe accadere se l’IA iniziasse a produrre notizie false o disinformazione, o influenzasse il nostro discorso pubblico in modi indesiderati.

Per far fronte a queste sfide, Manca e Verona sottolineano l’importanza di una regolamentazione adeguata dell’IA. L’Europa sta cercando di introdurre una regolamentazione “dinamica”, basata su principi orientativi piuttosto che su regole rigide.

In conclusione, gli autori affermano che dovremmo temere l’IA solo quanto ne conosciamo attualmente. Riconoscono che l’umanità ha sempre affrontato e superato nuove sfide tecnologiche, e credono che sarà lo stesso con l’IA. Riaffermano la loro convinzione che riusciremo a padroneggiare anche questa sfida, così come abbiamo fatto in passato con altre tecnologie.

Di ihal