Nel suo report pubblicato il 18 luglio 2025, JP Morgan sfata un luogo comune del settore tecnologico: avere il modello AI più avanzato non si traduce automaticamente in un vantaggio competitivo sostenibile e duraturo.
Gli analisti della banca sottolineano come gli ecosistemi concorrenti stiano colmando rapidamente il gap tecnologico e come, negli ultimi due anni, il divario tra leader e inseguitori si sia ridotto di oltre il 40% in termini di capacità di calcolo per dollaro speso.
Secondo JP Morgan, OpenAI potrebbe investire circa 46 miliardi di dollari in infrastrutture e ricerca nei prossimi quattro anni, una cifra alla portata vista la raccolta di 57 miliardi realizzata negli ultimi ventotto mesi.
Tuttavia, il report evidenzia che il modello di monetizzazione attuale, basato per il 70% su abbonamenti e licenze enterprise, necessita di diversificazione per sostenere valutazioni di mercato elevate.
L’advertising contestuale e la vendita di soluzioni hardware – un settore dove Johnny Ive sta contribuendo con design e strategie – potrebbero offrire nuove fonti di ricavo.
Tra le raccomandazioni, JP Morgan invita le aziende AI a innovare non solo sul fronte dei modelli, ma anche nei servizi a valore aggiunto: dal supporto post-vendita per agenti conversazionali personalizzati a piattaforme di analytics per monitorare le performance in tempo reale.
In un contesto di valutazioni borsistiche sempre più mosse da aspettative di lungo termine, la capacità di tradurre la ricerca in servizi concreti e replicabili diventa il vero discrimine tra un titolo volatile e una realtà solida, capace di generare flussi di cassa stabili e sostenibili.