La saga di OpenAI si arricchisce di nuovi capitoli sorprendenti, rivelando una complessa storia di ambizioni, conflitti e trasformazioni nel mondo dell’intelligenza artificiale. Al centro della vicenda c’è lo scontro tra Elon Musk e i fondatori di OpenAI, un confronto che va molto oltre una semplice disputa aziendale.
Tutto inizia nel 2015, quando OpenAI nasce come organizzazione no-profit con l’obiettivo di sviluppare un’intelligenza artificiale che potesse beneficiare l’umanità. Musk, uno dei primi investitori, fin da subito aveva sollevato dubbi sulla struttura non-profit, ritenendola poco efficiente.
Nel 2017, gli scambi interni rivelano un momento cruciale: Musk stesso propose di trasformare OpenAI in un’entità a scopo di lucro. Voleva addirittura ottenere la maggioranza del capitale e la carica di CEO. Quando questa proposta fu respinta, iniziò un progressivo allontanamento che lo portò a dimettersi dal consiglio di amministrazione nel 2018.
L’azienda, nel frattempo, continuava la sua evoluzione. Nel 2019 adotta un modello “capped-profit”, che consente rendimenti limitati agli investitori, mantenendo uno spirito vicino all’originaria missione no-profit. Nel 2024, la proposta è di diventare una società di pubblica utilità, con l’obiettivo di garantire finanziamenti più consistenti per la ricerca sull’intelligenza artificiale.
La rottura con Musk diventa definitiva quando questi avvia una causa legale a marzo 2024, accusando OpenAI di aver abbandonato la sua missione originaria. L’azienda risponde pubblicando documenti interni che dimostrano come già nel 2017 Musk stesso spingesse verso un modello commerciale.
Lo scontro si allarga coinvolgendo altri giganti tecnologici. Alphabet (Google) ha chiesto alla FTC di esaminare la partnership tra Microsoft e OpenAI, mentre Meta sta premendo sul procuratore generale della California per bloccare la conversione in società a scopo di lucro.
L’ultimo capitolo di questa saga è ancora in divenire. Un’udienza preliminare è prevista per il 14 gennaio 2025, promettendo ulteriori rivelazioni in quella che ormai è diventata una vera e propria battaglia legale e ideologica nel cuore dell’innovazione tecnologica.
La risposta di OpenAI rimane chiara e provocatoria: “Non puoi fare causa per arrivare all’AGI. Abbiamo rispetto per i contributi di Elon, ma dovrebbe competere sul mercato invece che in tribunale”.