In una recente sentenza, un giudice federale ha stabilito che le opere create attraverso l’uso di intelligenza artificiale generativa non possono essere soggette a protezione da copyright. Questa decisione conferma l’orientamento dell’Ufficio per il Copyright degli Stati Uniti, secondo cui la paternità umana rimane un prerequisito essenziale in conformità con le leggi attuali sul copyright.

Il giudice Beryl Howell ha emesso questa sentenza in seguito a un caso presentato da Stephen Thaler, sviluppatore di intelligenza artificiale e CEO di Imagination Engines. Thaler ha contestato il rifiuto del Copyright Office del 2017 di concedere il copyright a un’opera d’arte generata da un sistema di intelligenza artificiale chiamato Creativity Machine. La regola si inserisce in un contesto in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti ha precedentemente respinto un caso simile concernente brevetti, presentato anch’esso da Thaler.

La decisione del Copyright Office di respingere la domanda si basava sulla premessa che la protezione da copyright è riservata esclusivamente alle opere create da individui umani, attraverso il loro ingegno e creatività. Thaler, al contrario, ha cercato di sostenere che l’intelligenza artificiale dovrebbe essere riconosciuta come autrice qualora soddisfacesse altri requisiti. Il suo caso ha sfidato il principio di paternità umana stabilito dall’Ufficio, considerandolo arbitrario e non conforme alla legge. In precedenza, il Copyright Office aveva emesso una decisione che limitava la protezione da copyright per i media sintetici, come dimostrato in un caso riguardante un fumetto all’inizio dello stesso anno.

Il giudice Howell, però, ha sostenuto energicamente la posizione dell’Ufficio. Ha chiarito che la creatività umana continua a essere un elemento fondamentale nella protezione dei diritti d’autore, anche di fronte alle nuove tecnologie. Decisioni legali precedenti hanno avuto conclusioni simili, riconoscendo la protezione solo per opere che riflettono concezioni intellettuali originali di autori umani. Mentre le fotocamere possono riprodurre meccanicamente immagini, queste ultime derivano comunque da scelte creative umane, come composizione e illuminazione, come ha evidenziato Howell. Pertanto, il contributo umano è cruciale per determinare la possibilità di protezione da copyright per nuovi mezzi espressivi.

“Senza alcuna partecipazione umana nella creazione dell’opera, la risposta è inequivocabile, come ha stabilito il Registro: No”, ha scritto Howell. “L’implicazione di coinvolgimento umano e il massimo controllo creativo sull’opera in questione sono stati fondamentali nel giungere alla conclusione che il nuovo tipo di opera rientrava nei parametri del diritto d’autore”.

Thaler ha già affrontato sfide legali simili in passato, incluso il rifiuto della Corte Suprema di esaminare il suo appello contro l’US Patent and Trademark Office. La Corte Suprema ha confermato la decisione di una Corte d’Appello degli Stati Uniti, che si schierava con l’USPTO nel respingere le richieste di brevetti e prototipi presentati da Thaler, che sosteneva fossero interamente creati da un modello di intelligenza artificiale generativa chiamato Dabus (Device for the Autonomous Bootstrap of Unified Sentience).

Howell ha inoltre sottolineato come il concetto di copyright miri a stimolare la creatività umana a beneficio della collettività. La legge è stata concepita per incentivare gli individui, non per estendere i diritti d’autore a soggetti non umani come l’intelligenza artificiale. La sentenza sottolinea che i modelli di intelligenza artificiale non possono sostituire il requisito di paternità umana, un principio che rimane invariato nonostante l’avanzamento tecnologico. Howell ha richiamato un approccio legale coerente che riconosce l’importanza dell’elemento umano. L’impulso di Thaler riflette il dibattito in corso sull’estensione del concetto di copyright all’intelligenza artificiale, specialmente in un contesto in cui i modelli generativi sono sempre più diffusi. Tuttavia, la sentenza di Howell chiude la porta al riconoscimento della paternità da parte dell’intelligenza artificiale, a meno che non vi siano cambiamenti nelle leggi vigenti.

Di Fantasy