Nell’animazione globale, un nuovo titolo ha attirato l’attenzione: Super Cube, un donghua cinese che mescola elementi tipici degli shōnen con un’ambientazione cosmica e romantica. Tuttavia, ciò che avrebbe dovuto essere un trionfo tecnologico si è trasformato in un caso di studio sul limite tra innovazione e sensibilità artistica.
Nel tentativo di espandere il proprio pubblico internazionale, la piattaforma cinese iQIYI ha deciso di utilizzare l’intelligenza artificiale per il doppiaggio in lingua inglese di Super Cube. Il risultato, però, è stato tutt’altro che entusiasta: gli spettatori hanno definito l’interpretazione “orribile”, con battute prive di emozione e una cadenza meccanica che ha reso difficile empatizzare con i personaggi. La mancanza di coerenza vocale tra le battute ha ulteriormente accentuato la sensazione di artificiosità.
Non solo il pubblico ha espresso il proprio disappunto, ma anche professionisti del settore hanno sollevato perplessità. Kenichiro Aoki, direttore delle scene d’azione della seconda stagione di One-Punch Man, ha criticato aspramente una delle sequenze più spettacolari dell’anime, contenuta nell’episodio 7. Aoki ha accusato il team di animazione di plagio stilistico, sostenendo che la scena imitasse troppo da vicino lo stile del leggendario animatore Yutaka Nakamura, senza aggiungere una voce personale.
Super Cube rappresenta un esperimento audace nell’uso dell’intelligenza artificiale nell’animazione, ma anche un monito sulle sfide etiche e artistiche che tale tecnologia comporta. Mentre l’innovazione tecnologica offre nuove possibilità, è fondamentale non perdere di vista l’importanza dell’espressione umana nell’arte.