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Suzuki ha appena annunciato una mossa interessante: una collaborazione con Cerence AI per integrare un assistente vocale avanzato nella sua nuova vettura elettrica, la e-VITARA. (Suzuki diventerà il primo costruttore giapponese a portare in produzione un’esperienza assistita da Cerence)

Questa partnership non è solo un modo per “aggiungere voce” all’auto: rappresenta un tentativo di trasformare l’abitacolo da spazio di guida passivo in ambiente intelligente, capace di interpretare comandi naturali e assistere l’utente nei vari momenti del viaggio. Cerence, già nota per le sue tecnologie di conversazione conversazionale nel settore automotive, fornirà le sue soluzioni per il riconoscimento del linguaggio naturale (NLU), per la gestione delle conversazioni a forma libera, per il controllo di funzioni interne all’auto — come climatizzazione o riscaldamento — e per l’integrazione di navigazione embedded.

Immagina di trovarsi nell’auto e chiedere: “Metti il riscaldamento a 22 gradi”, “Portami al ristorante più vicino che serve cucina vegana”, o “Abbassa i finestrini posteriori”: l’assistente vocale Cerence sarà in grado di comprendere queste richieste in linguaggio naturale, interpretarne il contesto e tradurle in azioni eseguibili all’interno del veicolo. Non si tratta solo di comandi predefiniti, ma di conversazioni fluide, capaci di gestire richieste complesse e multimodali, magari combinando input vocali con dati di navigazione, stato del veicolo o condizioni ambientali.

Il fatto che Suzuki abbia scelto di partire proprio con la e-VITARA, la sua prima vettura BEV, è significativo. Inserire sin da subito l’assistente vocale nel modello elettrico significa posizionarsi nel segmento di auto del futuro, dove l’esperienza digitale è parte integrante del valore percepito. Inoltre, la portata globale dell’annuncio lascia intendere che questo assistente non sarà limitato solo al Giappone ma verrà reso disponibile “worldwide”.

Per Cerence, questa collaborazione rafforza la sua presenza nel mercato giapponese e amplia ulteriormente il portfolio di costruttori che adottano le sue soluzioni. L’azienda ha una lunga esperienza in sistemi vocali per l’automotive, derivando (in parte) dalla divisione automotiv di Nuance, e porta con sé decenni di know-how nella gestione dell’input vocale, nel miglioramento del segnale audio, nella riduzione del rumore di fondo e nell’integrazione con i sistemi interni dell’auto (infotainment, climatizzazione, navigazione).

Ci sono però numerose sfide da affrontare per tradurre questa visione in realtà efficace nel veicolo di tutti i giorni. Il contesto in cui l’assistente deve operare è complesso: rumore del motore, variazioni ambientali, accenti diversi, influssi esterni, latenza di sistema, continuità della connessione (specialmente nelle aree rurali), conflitti fra comandi vocali e interfacce manuali o touch. Bisogna garantire che il riconoscimento sia robusto, che le risposte siano tempestive e contestualmente rilevanti, e che il sistema possa “resistere” in condizioni reali, con aggiornamenti software, adattamenti locali, fallback in caso di errori di interpretazione.

Inoltre, è cruciale l’equilibrio tra quanto l’assistente debba essere “smart” e quanto debba rispettare criteri di sicurezza: non basta rispondere a una richiesta — è necessario che l’interpretazione non induca comportamenti pericolosi (es. distrarre il guidatore), che si integri con il sistema di guida assistita e che sia governata da meccanismi di controllo del flusso conversazionale.

Un altro elemento da considerare è la personalizzazione del marchio. Suzuki vuole che l’esperienza dell’assistente sia coerente con la sua identità di brand, non una “voce generica” applicata all’auto. Quindi, Cerence dovrà modellare non solo il motore conversazionale, ma anche toni, stili, vocaboli preferenziali, modalità di interazione che rispecchiano l’anima Suzuki nel veicolo.

Di Fantasy