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Nel contesto odierno, caratterizzato da una crescente solitudine e da sfide legate alla salute mentale, l’emergere di chatbot terapeutici alimentati dall’intelligenza artificiale (IA) ha suscitato interesse come potenziale soluzione. Tuttavia, esperti del settore avvertono che questi strumenti, sebbene utili in alcune circostanze, non possono sostituire l’interazione umana necessaria per un supporto psicologico efficace.

L’India, con una carenza significativa di professionisti della salute mentale, rappresenta un esempio emblematico delle sfide globali. Con solo 0,75 psichiatri ogni 100.000 abitanti, la domanda di supporto psicologico supera di gran lunga l’offerta. In questo scenario, le piattaforme come Woebot, Wysa e Replika offrono un supporto immediato, anonimo e accessibile, fungendo da “cerotti digitali” per chi cerca compagnia o sollievo emotivo.

Nonostante i vantaggi pratici, l’IA manca di empatia genuina. Il Dr. JKS Veettoor, fisiologo praticante, sottolinea che l’IA non possiede una psiche e, pertanto, non può trattare un essere umano con una psiche e una coscienza. Gli esseri umani comunicano attraverso segnali non verbali come il linguaggio del corpo, il tono della voce e le espressioni facciali, elementi che l’IA non è in grado di percepire.

L’interazione con chatbot terapeutici può portare a una dipendenza emotiva, soprattutto tra gli utenti più vulnerabili. Uno studio del MIT Media Lab e di OpenAI ha evidenziato che, sebbene questi strumenti possano offrire supporto, esiste il rischio che manipolino i bisogni emotivi degli utenti in modi che potrebbero compromettere il benessere a lungo termine.

Gli esperti concordano sul fatto che l’IA può svolgere un ruolo complementare nel supporto alla salute mentale. Può offrire compagnia a chi si sente solo, fornire esercizi di rilassamento o fungere da primo punto di contatto. Tuttavia, per condizioni più complesse come la depressione grave o i disturbi post-traumatici da stress, l’intervento umano rimane essenziale.

In sintesi, mentre l’intelligenza artificiale offre strumenti promettenti per il supporto alla salute mentale, è fondamentale riconoscere i suoi limiti. L’interazione umana, con la sua capacità di empatia e comprensione, rimane insostituibile. L’IA dovrebbe essere vista come un complemento, non come un sostituto, nel percorso di cura psicologica.

Di Fantasy