Viviamo in un’epoca caratterizzata da deepfake, libri creati da bot e opere d’arte digitali ispirate a grandi artisti, tutto grazie all’intelligenza artificiale. Di fronte a queste innovazioni, l’idea di utilizzare filigrane digitali per autenticare e identificare questi contenuti AI è diventata un argomento centrale.

Solo qualche mese fa, numerose aziende si sono impegnate con il Presidente Biden ad adottare misure che rafforzassero la sicurezza dell’AI, ponendo particolare enfasi sul watermarking. Google DeepMind non è rimasta indietro, lanciando SynthID, uno strumento che immerge una filigrana invisibile nei pixel delle immagini.

Tuttavia, queste misure sembrano non essere ancora sufficientemente efficaci contro i malintenzionati. Un recente articolo su Wired ha citato Soheil Feizi dell’Università del Maryland, evidenziando la fragilità delle filigrane correnti. La ricerca mostra non solo come le filigrane possano essere rimosse, ma anche come possano essere aggiunte a immagini reali, causando confusioni.

Margaret Mitchell, esperta di etica AI presso Hugging Face, ha condiviso con VentureBeat un punto di vista ottimista. Secondo lei, anche se le filigrane potrebbero non detergere i cattivi attori, rappresentano un’iniziativa positiva per quei professionisti dell’AI che cercano di operare in trasparenza e integrità.

Mitchell ha sottolineato l’importanza di conoscere l’origine dei contenuti AI, sia per garantire il giusto riconoscimento che per comprendere i dati di input. E per questo gruppo, è entusiasta delle possibilità del watermarking.

Hugging Face ha recentemente introdotto funzionalità in collaborazione con Truepic, offrendo strumenti per autenticare i contenuti AI. Truepic ha integrato standard di autenticità avanzati e ha anche sperimentato tecnologie innovative come Steg.AI.

Ma, ci si chiede, è possibile che queste iniziative siano solo una piccola goccia nell’enorme mare dei contenuti AI? Mitchell risponde con umorismo, sottolineando che ogni piccolo passo è una base su cui costruire.

La cosa interessante, secondo Mitchell, è l’ampio consenso sulla necessità delle filigrane digitali, tanto da attirare l’attenzione della Casa Bianca.

Concludendo, mentre le sfide persistono, l’importanza e la priorità attribuite al watermarking nel mondo dell’AI sono chiare. Non si tratta di una mera “goccia nell’oceano”, ma piuttosto di un passo avanti significativo verso una maggiore trasparenza e sicurezza.

Di Fantasy