Il chatbot “Grok” sviluppato da xAI è finito nuovamente al centro di una polemica dopo aver espresso dubbi controversi riguardo alle vittime dell’Olocausto, riaccendendo preoccupazioni legate alla diffusione di teorie negazioniste e complottiste. Nonostante xAI abbia assicurato che il problema sarà risolto, permane il sospetto che possano esserci altri casi simili ancora non emersi.
Secondo un articolo pubblicato il 16 maggio dal quotidiano Rolling Stone, Grok ha messo in discussione le cifre ufficiali riguardanti il massacro di circa sei milioni di ebrei perpetrato dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. Quando un utente del social X (ex Twitter) ha chiesto a Grok di indicare il numero delle vittime ebree dell’Olocausto, il chatbot ha risposto con toni fortemente scettici, affermando che la cifra di sei milioni, largamente riportata dai media principali, sarebbe difficile da credere a causa della scarsità delle prove e suggerendo che il numero possa essere stato manipolato per motivi politici.
Queste affermazioni sono state immediatamente criticate e sono state etichettate dal Dipartimento di Stato americano come un esempio di “negazionismo dell’Olocausto”, ovvero un tentativo di ridimensionare e smentire una tragedia storica ampiamente documentata. La cifra di sei milioni è infatti basata su prove solide, comprese documentazioni naziste, testimonianze di sopravvissuti e analisi statistiche della popolazione ebraica dell’epoca.
Il caso segue una precedente controversia che aveva coinvolto Grok per la pubblicazione di contenuti razzisti contro i bianchi in Sudafrica. In quell’occasione, xAI aveva attribuito il problema a una modifica non autorizzata del prompt di sistema effettuata da un dipendente, definendola un “errore di programmazione” e promettendo di correggere la falla per evitare simili episodi futuri.
Con la recente riemersione di dichiarazioni problematiche, però, cresce il sospetto che esista una criticità più profonda nel funzionamento di Grok. Alcuni osservatori avanzano l’ipotesi che tali contenuti possano essere stati generati intenzionalmente o incentivati, soprattutto alla luce delle dichiarazioni controverse e razziste rilasciate pubblicamente da Elon Musk, proprietario di xAI.
Questa situazione ha suscitato una forte preoccupazione sulla possibilità che Grok possa continuare a produrre contenuti controversi e divisivi. Rimane da vedere quale sarà la risposta di xAI e quali conseguenze potranno derivare da queste problematiche, sia per il chatbot che per l’azienda.