Recentemente, alcuni concessionari di automobili hanno sperimentato il lato divertente – e a volte problematico – dell’intelligenza artificiale conversazionale. In particolare, i chatbot basati su ChatGPT hanno mostrato come possono fornire informazioni rapide e personalizzate, ma anche come necessitino di supervisione attenta per evitare risposte inaspettate.
In un evento degno di nota, clienti curiosi in diverse concessionarie locali degli USA hanno esplorato i limiti di questi chatbot, ottenendo risposte esilaranti. Un esempio clamoroso è stato un bot che ha accettato di vendere una nuova auto a solo $1, dopo insistenti richieste del cliente.
Il caso più singolare ha coinvolto il chatbot di una concessionaria Chevrolet in California. Il bot è stato indotto a scrivere uno script Python per risolvere complesse equazioni e a includere dichiarazioni bizzarre nelle sue risposte.
Queste interazioni hanno spinto i concessionari a disattivare temporaneamente i bot, mentre gli sviluppatori del software riflettono su questa esperienza come su una lezione importante. Aharon Horwitz, CEO di Fullpath, ha sottolineato che questi eventi non riflettono l’uso normale dei chatbot, che solitamente rispondono a domande pratiche relative alle auto e ai servizi.
Esperti del settore come Allie Miller e Ethan Mollick hanno evidenziato l’importanza di un’implementazione attenta e della necessità di strumenti avanzati come il Retrieval Augmented Generation (RAG) per migliorare l’efficacia dei chatbot AI.
Questi incidenti mettono in luce le sfide nella governance dell’IA, come evidenziato da un rapporto del World Privacy Forum. Molti strumenti di valutazione dell’IA presentano lacune, richiedendo un focus maggiore sulla qualità e sull’adeguatezza.
In conclusione, mentre i chatbot offrono vantaggi significativi nel servizio clienti, è fondamentale garantire che la loro implementazione protegga sia gli interessi dell’organizzazione sia quelli dei consumatori.