Come Apple e Duolingo, anche Google ha recentemente deciso di non rinnovare il contratto con il suo fornitore esterno, Appen, preferendo concentrarsi su metodi più avanzati rispetto ai tradizionali approcci manuali nella formazione di dati per l’intelligenza artificiale. Questa mossa riflette una tendenza generale delle aziende tecnologiche a ridurre le spese per la formazione dei dati AI.
Appen, precedentemente leader nella formazione di sistemi AI per aziende come Adobe, Salesforce e Nvidia, ha subito un calo delle sue fortune, accentuato dalla partenza del CEO di lunga data Mark Brayan. Il nuovo CEO, Armughan Ahmad, ha portato a un rimescolamento dei dirigenti, ma la transizione non è stata sufficiente per contrastare la riduzione del 13% dei ricavi nel 2022. La difficoltà di adattarsi all’era dell’intelligenza artificiale generativa e le presunte carenze organizzative e di qualità hanno ulteriormente complicato la situazione di Appen.
I modelli di intelligenza artificiale come Bard di Google e ChatGPT di OpenAI, che utilizzano grandi modelli linguistici (LLM) per analizzare dati e generare risposte, hanno cambiato il panorama dell’AI. Di conseguenza, aziende come Google stanno spostando le loro risorse dall’outsourcing di lavori manuali verso soluzioni più automatizzate fornite da aziende come Labelbox e Scale AI, specializzate in intelligenza artificiale generativa.
Google Cloud, ad esempio, ha recentemente esteso la sua partnership con Labelbox, che offre strumenti specializzati per tecniche avanzate di AI. Analogamente, Scale AI si è consolidata come fornitore di soluzioni di dati su misura per il ciclo di vita del machine learning, attirando clienti di alto livello.
Questo cambiamento nel settore evidenzia la necessità per le aziende di adattarsi rapidamente all’evoluzione dell’intelligenza artificiale. I servizi automatizzati basati sull’AI sono sempre più richiesti per la loro efficienza economica e velocità.
Kim Stagg di Appen ha riconosciuto che i requisiti per i servizi di intelligenza artificiale generativa sono diversi dalle esigenze passate dell’azienda, suggerendo una difficoltà nell’adattamento a queste nuove tecnologie. Mentre i dirigenti di Appen hanno puntato il dito verso l’AI per giustificare le sfide attuali, alcuni ex dipendenti hanno indicato problemi interni e di gestione come cause reali.
Cory Stahle, economista, ha osservato che, sebbene l’AI stia avanzando, non è ancora pronta a sostituire completamente il lavoro umano. Secondo Stahle, se l’AI fosse il vero problema, i licenziamenti sarebbero più diffusi in vari settori, cosa che non sta ancora avvenendo.