Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) è diventata il fulcro dell’innovazione tecnologica, con aziende come OpenAI e Anthropic che hanno guadagnato terreno significativo. Google, un tempo leader indiscusso nel settore, si trova ora a fronteggiare nuove sfide per mantenere la sua posizione di avanguardia. Recentemente, l’attenzione si è concentrata sulle politiche lavorative dell’azienda e sul loro impatto sulla competitività nel campo dell’IA.​

Sergey Brin, co-fondatore di Google, ha recentemente inviato un promemoria ai dipendenti coinvolti nello sviluppo dell’IA, esortandoli a una maggiore presenza fisica in ufficio. Nel suo messaggio, Brin ha consigliato di essere presenti in ufficio “almeno ogni giorno feriale” e ha sottolineato che “60 ore a settimana sono il punto debole della produttività” per il team che lavora su Gemini, la gamma di modelli e applicazioni di intelligenza artificiale di Google. Questo suggerimento non rappresenta un cambiamento nella politica ufficiale dell’azienda, che attualmente richiede una presenza in ufficio di almeno tre giorni alla settimana, ma evidenzia la crescente preoccupazione per la necessità di intensificare gli sforzi nel settore dell’IA.

Brin ha evidenziato come la competizione nel campo dell’Intelligenza Artificiale Generale (AGI) sia notevolmente accelerata, affermando che “la corsa finale per l’AGI è ora”. Ha espresso la convinzione che Google possieda tutti gli elementi necessari per vincere questa gara, a condizione di intensificare gli sforzi. Ha inoltre sottolineato l’importanza per i dipendenti di utilizzare maggiormente l’IA per la codifica, ritenendo che ciò possa contribuire al raggiungimento dell’AGI. Ha invitato il team di Gemini a diventare “i programmatori e gli scienziati più efficienti al mondo utilizzando la nostra intelligenza artificiale”.

Le dichiarazioni di Brin si inseriscono in un dibattito più ampio sull’efficacia dello smart working nelle grandi aziende tecnologiche. Eric Schmidt, ex CEO di Google, ha attribuito il ritardo dell’azienda nella corsa all’IA alle politiche di lavoro da remoto, suggerendo che la priorità data all’equilibrio tra vita lavorativa e personale abbia compromesso la competitività rispetto a startup più agguerrite come OpenAI e Anthropic. Tuttavia, Schmidt ha successivamente ritrattato queste affermazioni, riconoscendo l’errore e chiarendo la sua posizione. ​

All’interno di Google, le opinioni sulle cause del rallentamento nello sviluppo dell’IA sono diverse. Alcuni ex dipendenti hanno indicato la crescente burocrazia come un ostacolo significativo all’innovazione, piuttosto che le politiche di lavoro flessibile. Jordan Thibodeau, che ha lavorato in Google per quasi un decennio, ha descritto l’azienda come appesantita da processi burocratici che rallentano l’efficienza e la capacità decisionale, trasformandola da una dinamica azienda tecnologica a un’entità eccessivamente burocratica.

Di Fantasy