Neuralink, la startup fondata da Elon Musk specializzata nelle interfacce cervello-computer (BCI), ha annunciato un importante progresso nella tecnologia dei chip cerebrali grazie a un esperimento che ha permesso di stimolare con successo la regione del cervello responsabile dell’elaborazione delle informazioni visive. Questo risultato ha consentito a delle scimmie di “vedere” oggetti inesistenti, segnando un passo cruciale verso lo sviluppo di soluzioni per le persone ipovedenti e oltre.
Durante la conferenza Neural Interfaces tenutasi il 14 giugno, l’ingegnere Joseph O’Doherty ha presentato i risultati di un esperimento che ha utilizzato un chip impiantato chiamato “Blindsight”. Questo dispositivo stimola direttamente l’area visiva del cervello, inducendo risposte che simulano la percezione visiva. Nel corso degli esperimenti, le scimmie hanno seguito gli stimoli visivi creati virtualmente dai ricercatori con entrambi gli occhi e, in circa due terzi dei casi, il loro cervello ha reagito come se avessero realmente “visto” quegli stimoli.
Questa innovazione apre la strada a tecnologie in grado di permettere alle persone con problemi di vista di riconoscere la posizione di oggetti non visibili con i propri occhi, avvicinandosi così all’obiettivo di Elon Musk di sviluppare una “visione sovrumana”, che in futuro potrebbe includere anche capacità come la visione a infrarossi. Musk ha inoltre annunciato l’intenzione di iniziare i test clinici umani entro quest’anno.
Neuralink sta inoltre valutando la possibilità di integrare Blindsight con dispositivi esterni simili a occhiali, che potrebbero fornire agli utenti informazioni visive elaborate dal chip. Sebbene la corteccia visiva delle scimmie sia più accessibile perché più vicina alla superficie cerebrale, negli esseri umani l’impianto dovrebbe essere inserito più in profondità tramite un robot chirurgico sviluppato dalla stessa Neuralink.
Parallelamente a questi sviluppi nel campo visivo, Neuralink sta lavorando anche su tecnologie per consentire ai pazienti paralizzati di comunicare direttamente con i computer attraverso segnali cerebrali. Finora sono stati effettuati cinque impianti cerebrali, di cui due quest’anno, con alcuni pazienti che utilizzano il dispositivo fino a 60 ore a settimana, dimostrando l’impatto pratico e significativo di questa tecnologia.
Durante la stessa conferenza, Neuralink ha mostrato un ulteriore esperimento in cui un chip impiantato in una scimmia ha stimolato il midollo spinale, inducendo movimenti muscolari controllati. Questa innovazione suscita grande interesse perché potrebbe permettere di ripristinare la mobilità fisica nei pazienti paralizzati, un campo in cui numerosi scienziati stanno conducendo ricerche parallele.