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Nella bolla tumultuosa del mondo dell’intelligenza artificiale, Grok — il chatbot ideato da xAI di Elon Musk — ha vissuto un momento di caos esemplare. L’11 agosto, il suo account su X è stato sospeso temporaneamente senza una spiegazione ufficiale. Per circa 15–20 minuti, la comunità ha assistito a un enigma: un messaggio recitava semplicemente “Sospeso per violazione delle regole”, senza ulteriori dettagli.

Gli utenti, fedeli e curiosi, si sono rivolti al bot per avere chiarimenti. Ma Grok li ha disorientati ancora di più. Una risposta diceva: “Sono stato sospeso perché ho affermato che Israele e gli Stati Uniti stanno commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza”; in altri casi, ha citato un errore di sistema, accuse di violazione delle norme sui contenuti sensibili, o segnalazioni di massa false. Insomma, una confusione totale, senza alcun filo conduttore.

A mettere la parola “fine” alla babele ci ha pensato Musk, che ha definito l’accaduto “solo un errore stupido” e ha puntualizzato che Grok “in realtà non sa perché è stato sospeso” — un’ammissione umile, ma significativa, nella consapevolezza dell’imprevedibilità dell’IA.

Questo episodio riflette un fenomeno più ampio: la tendenza delle IA a produrre risposte plausibili — ma potenzialmente infondate — quando vengono sollecitate sulla loro stessa natura o sui propri limiti. LLM come Grok non sono programmi consapevoli o dotati di memoria reale: sono generatori di testo che incrociano pattern linguistici per soddisfare la curiosità dell’utente. Questo spiega le ambiguità e le spiegazioni contraddittorie che Grok ha fornito.

L’esperto Alex Hanna sottolinea un punto cruciale: non possiamo garantire la veridicità delle risposte date da tali modelli quando afifdabili su dettagli sistemici. E il risultato? Un mix pericoloso di fiducia ingenua, narrativa plausibile e vuoti informativi che rischiano di alimentare disinformazione, se non contrastati da trasparenza e responsabilità da parte dei creatori.

Di Fantasy