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In un mondo in cui l’intelligenza artificiale sembra confinata alle app più futuristiche, c’è chi ha trovato un modo semplice, ma sorprendente, per usarla nella vita reale: Demetri Mitchell, ex promessa del Manchester United, ha raccontato di aver impiegato ChatGPT per negoziare il suo ultimo contratto con il club inglese Leyton Orient, evitando di passare attraverso un agente tradizionale.

Mitchell, 28 anni, ha mosso i primi passi nelle giovanili dello United e ha anche collezionato una presenza in campionato con la maglia dei Red Devils. Negli anni successivi ha giocato per squadre come Hearts, Blackpool, Hibernian ed Exeter City. Di recente ha firmato con Leyton Orient a parametro zero, e ha rivelato che il passaggio decisivo è stato supportato — in modo inconsueto — da un modello di intelligenza artificiale.

Mitchell ha spiegato che quando il club gli ha presentato l’offerta, lui ha “iniziato a usare ChatGPT”: ha chiesto al modello come impostare una controproposta, cosa sarebbe ragionevole chiedere considerata la sua situazione personale — il costo della vita, il trasferimento della famiglia — e come comunicare con il club per ottenere un miglioramento. ChatGPT, secondo lui, è diventato “il mio miglior agente fino ad oggi”.

Mitchell sostiene che il risparmio sulle commissioni ha avuto un impatto importante: non avendo dovuto dividere una percentuale con un agente, ha potuto trattenere parte del compenso come “signing-on fee”, qualcosa che normalmente un intermediario avrebbe assorbito. In contesti di club di livello inferiore — dove i contratti non sono multimilionari — ogni sterlina conta, e la decisione di utilizzare un’assistenza digitale gli ha permesso di avere maggiore controllo sulla trattativa.

Non è da meno il commento che Mitchell ha fatto sugli agenti: per lui, l’offerta di rappresentanza spesso non è adeguata per i calciatori delle leghe minori. Ci sono agenti “affiliati ad agenzie” che non si dedicano a lungo termine, agenti che cercano giovani talenti da rivendere, e altri che hanno come obiettivo primario il guadagno rapido. In un panorama così frammentato, usare un modello AI è diventata per lui un’alternativa pragmatica.

La vicenda suscita domande interessanti su cosa significhi “rappresentanza” nell’era dell’AI. Fino ad oggi, un agente sportivo mette in campo relazioni, negoziazioni, conoscenze contrattuali e una posizione di forza. ChatGPT non può sostituire del tutto tutto questo, certo, ma può offrire un aiuto — suggerendo formule, costruendo argomentazioni e aiutando nella preparazione delle proposte. In particolare dove i margini sono ridotti e l’“apparato agente” standard può sembrare sproporzionato, l’assistente digitale diventa una scelta sensata.

Il racconto di Mitchell non è solo curiosità da giornale sportivo: è un piccolo tassello di una trasformazione culturale. Mostra che, anche in ambienti tradizionali come il calcio, l’AI può insinuarsi e cambiare dinamiche che sembravano consolidate. Che non sia un caso isolato: quanto prima altri giocatori, consulenti, piccoli operatori potrebbero sperimentare con modelli AI per migliorare i propri contratti, o almeno per avere un “consulto” gratuito e rapido prima di firmare.

Di Fantasy