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Ciò che per molti è una promessa di efficienza e innovazione, per migliaia di lavoratori si traduce in una cruda realtà di ristrutturazioni e tagli occupazionali. Le recenti mosse di colossi come McKinsey & Company e HP non sono semplici riduzioni di organico, ma piuttosto la manifestazione tangibile di come l’IA stia diventando un fattore diretto e misurabile nelle decisioni relative al personale, anche in settori tradizionalmente incentrati sull’alta specializzazione e sul sapere umano.

La società di consulenza globale McKinsey, un’istituzione con una storia centenaria e oltre 40.000 dipendenti, ha recentemente avviato una significativa manovra di ridimensionamento all’interno della sua forza lavoro tecnica. Secondo quanto riportato da Bloomberg, l’azienda ha licenziato circa 200 dipendenti tecnici a livello globale nel corso della scorsa settimana.

La motivazione dietro questa decisione non risiede in difficoltà finanziarie, bensì in una strategia deliberata e a lungo termine di sostituzione delle mansioni con l’Intelligenza Artificiale. McKinsey ha esplicitamente annunciato l’intenzione di espandere l’uso delle tecnologie AI nei prossimi due anni, con il chiaro proposito di valutare attentamente e in modo continuo quali attività e ruoli professionali possano essere assorbiti e gestiti con maggiore efficacia dalle macchine intelligenti.

“L’Intelligenza Artificiale offre opportunità e un impatto senza precedenti per noi e per i nostri clienti,” ha dichiarato McKinsey in una nota, sottolineando l’impegno costante a rendere le proprie funzioni di supporto professionale più efficienti ed efficaci anche attraverso lo sfruttamento dell’IA. Questo approccio non fa che rafforzare la tesi secondo cui l’IA non è più solo uno strumento per aumentare la produttività, ma un vero e proprio agente di trasformazione strutturale interno, in grado di rendere obsolete intere mansioni, soprattutto quelle di natura tecnica e di supporto.

Questo scenario trova un’eco nella concorrente Accenture. Già il mese scorso, in occasione della conference call sui risultati finanziari, l’Amministratore Delegato Julie Sweet aveva annunciato chiaramente una transizione verso “mansioni automatizzate basate sull’Intelligenza Artificiale,” accompagnata da una riduzione dei dipendenti che non possono essere riqualificati. Tali dichiarazioni, rilasciate nonostante i ricavi trimestrali avessero superato le aspettative, evidenziano come la mossa sia strategica e non dettata dalla necessità immediata di contenere i costi.

Similmente, anche HP, l’azienda leader nel settore dei computer e delle stampanti, ha annunciato licenziamenti su larga scala che sono strettamente legati all’introduzione e all’espansione dell’Intelligenza Artificiale all’interno dei suoi processi operativi. La società ha reso noto un piano per tagliare tra i 4.000 e i 6.000 dipendenti entro il 2028, una manovra che si innesta in un contesto di risultati finanziari inferiori alle aspettative, sebbene il fatturato del quarto trimestre terminato il 31 ottobre fosse cresciuto del 4.2% a 14.6 miliardi di dollari.

L’obiettivo dichiarato è generare un risparmio sui costi di ben 1 miliardo di dollari all’anno. Enrique Lores, CEO di HP, ha espressamente collegato tale risparmio all’IA, affermando che i tagli saranno conseguiti attraverso l’applicazione di strumenti di Intelligenza Artificiale ad aree nevralgiche come lo sviluppo dei prodotti, l’assistenza clienti, le vendite e la produzione. Lores ha chiarito che questa trasformazione è “essenziale per mantenere la competitività dell’azienda,” posizionando l’IA non come un lusso, ma come una necessità strategica per la sopravvivenza nel mercato moderno.

I licenziamenti, che coinvolgono un’azienda che contava circa 58.000 dipendenti a ottobre 2024, comporteranno costi di ristrutturazione pari a 650 milioni di dollari. Nonostante l’entità dei tagli e i costi iniziali, la previsione di un risparmio annuale di un miliardo di dollari evidenzia la fiducia di HP nel potenziale di automazione dell’IA per creare una struttura operativa più snella ed efficiente.

I casi di McKinsey e HP offrono un quadro chiaro del nuovo paradigma lavorativo. Non si tratta più solo di esternalizzare o di delocalizzare, ma di automatizzare e sostituire con sistemi intelligenti. Le aziende non stanno semplicemente cercando di ridurre le spese superflue, ma stanno attivamente rivalutando il valore aggiunto di ogni singola posizione rispetto alla capacità di un algoritmo di svolgere la stessa funzione con maggiore velocità e precisione.

Questa onda di automazione pone l’accento sulla necessità urgente di riqualificazione professionale. I lavoratori con competenze facilmente automatizzabili si trovano in una posizione sempre più precaria, mentre quelli che possono lavorare insieme all’IA, supervisionandola, implementandola o utilizzandola per compiti di ragionamento di livello superiore, vedranno probabilmente aumentare il loro valore. L’era dell’IA non sta eliminando il lavoro in toto, ma sta operando una selezione drastica e veloce, esigendo che il capitale umano si elevi oltre le mansioni ripetitive e meccaniche.

Di Fantasy