Una recente analisi condotta dalla piattaforma di editing video Kapwing su un campione vastissimo di canali YouTube ha portato alla luce dati sorprendenti: una parte significativa di ciò che consumiamo quotidianamente sulla piattaforma non è più frutto dell’ingegno umano, ma di algoritmi programmati per massimizzare l’attenzione. Questo fenomeno, spesso definito con il termine dispregiativo di scartoffie artificiali o AI slop, sta saturando i feed degli utenti, arrivando a occupare oltre il venti per cento delle raccomandazioni che l’algoritmo propone ai nuovi account. Non si tratta solo di una curiosità tecnologica, ma di una vera e propria economia sommersa che genera centinaia di milioni di dollari in entrate pubblicitarie.
L’impatto di questa tendenza è visibile soprattutto nella velocità con cui questi contenuti scalano le classifiche di popolarità. Secondo lo studio, circa il dieci per cento dei canali in più rapida crescita nell’ultimo anno appartiene alla categoria dei video creati integralmente dall’intelligenza artificiale. Questi canali, pur essendo numericamente inferiori rispetto alla massa totale, riescono ad accumulare miliardi di visualizzazioni grazie a trame assurde, colori ipnotici e un ritmo incalzante che punta direttamente ai meccanismi più elementari della curiosità umana. Un esempio emblematico è rappresentato dalla Corea del Sud, che si è posizionata al primo posto nel mondo per consumo di questi contenuti. In questo contesto, canali come quello dedicato a brevi pillole di saggezza comica con animali antropomorfi hanno superato i due miliardi di visualizzazioni, dimostrando come l’intelligenza artificiale sia in grado di intercettare il gusto del pubblico su scala massiva.
La geografia di questa nuova produzione editoriale rivela dinamiche economiche e sociali molto interessanti. La creazione di questi video si sta concentrando con forza in paesi a medio reddito, dove l’accesso alla rete è stabile ma i guadagni derivanti dalle entrate pubblicitarie di YouTube superano di gran lunga lo stipendio medio locale. In nazioni come l’India, l’Ucraina, il Kenya o il Brasile, l’intelligenza artificiale viene utilizzata come una catena di montaggio digitale per produrre in serie contenuti provocatori e privi di contesto, che vengono poi distribuiti globalmente. Si va dai quiz religiosi in Spagna che attirano milioni di iscritti, fino a narrazioni surreali prodotte in India che mettono in scena combattimenti tra creature mitologiche e macchine improbabili. Il successo di questi canali non dipende dalla qualità artistica, ma dalla capacità di replicare all’infinito formati che l’algoritmo ha già dimostrato di gradire.
Questo scenario solleva interrogativi profondi sul ruolo dell’algoritmo di raccomandazione e sulla sopravvivenza della creatività autentica. Molti esperti sottolineano come ormai sia la macchina, e non più l’autore, a determinare cosa debba avere successo, premiando la quantità e la capacità di catturare l’occhio rispetto al valore del messaggio. Nonostante YouTube difenda la propria posizione sostenendo che l’intelligenza artificiale sia solo uno strumento e che il loro obiettivo resti quello di connettere gli utenti a contenuti di alta qualità, la realtà dei feed suggerisce una deriva verso quello che viene chiamato brainrot, ovvero contenuti di bassa qualità progettati solo per generare clic. Il rischio è che questa produzione industriale di video svuoti di significato l’esperienza dell’utente, rendendo sempre più difficile per i creatori tradizionali competere con l’efficienza instancabile degli algoritmi di generazione.
