Immagine AI

C’è un fermento che serpeggia nelle comunità tecnologiche italiane: l’ingresso ufficiale nel nostro mercato di Lovable, una scaleup svedese specializzata in intelligenza artificiale che punta a trasformare totalmente il modo in cui costruiamo software. Non è un semplice ampliamento geografico: è una scommessa sul cambiamento del paradigma tecnico, sociale e culturale dell’innovazione.

Lovable ha scelto l’Italia come nuova frontiera con un gesto simbolico e concreto: sabato 18 ottobre, a Milano, verrà organizzato il primo Lovable Hackathon italiano. Si tratta di una manifestazione destinata a radunare oltre 80 talenti provenienti da tutto il continente — startup, studenti, professionisti dell’AI — impegnati a generare idee e prototipi utilizzando la piattaforma Lovable, che permette di sviluppare applicazioni e strumenti digitali “parlando” con l’IA, anziché scrivendo codice.

Il cuore dell’operazione è il cosiddetto vibe coding, un concetto che oggi sta guadagnando terreno: l’idea che il software non debba più essere costruito esclusivamente da sviluppatori esperti, ma possa emergere da conversazioni — comandi in linguaggio naturale — con un’intelligenza artificiale che traduce queste richieste in funzioni reali. In questo modo, l’ostacolo tecnico tradizionale — la capacità di programmare — diventa meno limitante, e la creazione digitale si democratizza.

Per dare sostanza a questo ingresso, Lovable ha scelto di collaborare con una rete di realtà italiane che condividono una visione innovativa: tra queste Yellow Tech, Veliu, lastminute.com, Pillar, Volta e Whatwapp. Queste aziende non sono solo partner di lancio, ma elementi attivi nella costruzione dell’ecosistema locale che guiderà l’adozione del vibe coding nel contesto italiano.

Un elemento simbolo di questo legame è la nomina di Antonio Pisante, CEO di Yellow Tech, a primo brand ambassador italiano di Lovable. Pisante ha commentato che l’arrivo del progetto nel nostro Paese rappresenta “un punto di svolta per il nostro ecosistema”, evidenziando come il vibe coding possa abbattere barriere tecniche e aprire nuove opportunità per startup, imprese e creativi isolati.

L’Italia non è scelta casuale. Milano, luogo dell’hackathon, è da tempo crocevia di innovazione, startup, investimenti e competenze digitali. Da lì, Lovable intende far germogliare una “community italiana” che possa parlare con l’IA come seconda lingua, elaborare nuovi software come risultato di dialogo e non più esclusivamente di righe di codice.

Quando l’evento milanese aprirà le porte, assisteremo non solo a una competizione di talento, ma all’avvio di un capitolo in cui l’Italia prova a non subire soltanto innovazioni, ma a plasmarle, a farle proprie. Lovable sbarca qui per dire che il codice sta cambiando forma, che il linguaggio naturale può diventare ponte tra l’idea e ciò che funziona. E forse, per molti, diventerà la lingua con cui parlare all’intelligenza del futuro.

Di Fantasy