La sfida globale attorno ai chip per l’intelligenza artificiale si arricchisce di un nuovo protagonista: Alibaba. Il colosso cinese dell’e-commerce e del cloud ha sviluppato un nuovo chip dedicato all’inferenza AI, progettato per offrire funzionalità generali più avanzate rispetto alle soluzioni locali già presenti sul mercato. La notizia, riportata dal Wall Street Journal, si inserisce nel contesto di una Cina sempre più decisa a ridurre la propria dipendenza dai semiconduttori stranieri, in particolare da Nvidia, che continua a dominare il settore a livello mondiale.
Un dettaglio rilevante riguarda la produzione: a differenza delle precedenti generazioni di chip Alibaba, affidate alla taiwanese TSMC, questa volta la manifattura è avvenuta interamente in Cina. Non sono però stati rivelati né i dettagli tecnici delle prestazioni né il nome della fabbrica coinvolta. È un segnale chiaro della volontà di Pechino di spostare il baricentro tecnologico all’interno dei propri confini, nonostante le limitazioni ancora presenti nella capacità produttiva delle fabbriche locali, ostacolate dall’accesso ridotto agli strumenti di ultima generazione a causa delle restrizioni statunitensi.
Mentre l’H20 di Nvidia rappresenta un processore versatile, utilizzabile sia per l’addestramento che per l’inferenza dei modelli di IA, il chip di Alibaba è stato concepito in modo più mirato: supportare i clienti nella fase di inferenza, ossia quando un modello già addestrato viene messo in funzione per generare risposte, elaborare dati o fornire servizi. È un approccio che riflette la crescente domanda di soluzioni scalabili ed efficienti in termini di costi, piuttosto che di super-potenza computazionale destinata ai laboratori di ricerca.
Alibaba non è sola in questa corsa. Negli ultimi mesi sono arrivate sul mercato nuove soluzioni “made in China”. Huawei, lo scorso aprile, ha presentato l’Ascend 920 come alternativa diretta all’H20 e, più recentemente, ha lanciato l’imponente server AI CloudMatrix 384, che integra ben 384 chip Ascend 910C per tentare di competere con il super-sistema GB200 NVL72 di Nvidia, basato su 72 GPU Blackwell.
Anche altre aziende si stanno muovendo. A luglio, la shanghaiese MetaX ha introdotto un chip con memoria maggiore dell’H20, migliorando le prestazioni in alcune attività di IA, sebbene a scapito di un consumo energetico più elevato. MetaX ha già annunciato l’imminente produzione di massa.
Questo fermento è sostenuto dal governo cinese, che a gennaio ha istituito un fondo da 8,4 miliardi di dollari destinato allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e, indirettamente, alla creazione di un ecosistema di semiconduttori domestici.
Nonostante l’entusiasmo, la strada verso la piena autonomia non è priva di ostacoli. Ingegneri e ricercatori hanno segnalato problemi di surriscaldamento e guasti nei chip prodotti localmente, compresi quelli di Huawei. Anche per questo motivo Alibaba non intende rinunciare del tutto alla collaborazione con Nvidia e con altri partner internazionali: i suoi piani futuri prevedono un utilizzo combinato di chip propri e di soluzioni straniere, in attesa che le alternative nazionali raggiungano uno standard competitivo.
La notizia ha avuto effetti immediati sui mercati. Le azioni di Alibaba sono salite del 12%, trainate non solo dall’annuncio del chip ma anche dai solidi risultati finanziari pubblicati nello stesso giorno. All’opposto, i titoli di Nvidia hanno registrato un calo del 3%, trascinando con sé l’intero Philadelphia Semiconductor Index, che ha perso oltre il 3%.