La Cina ha lanciato una mossa audace per incentivare lo sviluppo della sua industria AI domestica e, contemporaneamente, accelerare l’affrancamento dalla tecnologia occidentale, in particolare dai chip di Nvidia, dominatori incontrastati del settore. L’ultima iniziativa del governo cinese consiste nell’offrire energia elettrica a tariffe significativamente ridotte per le aziende locali di AI che accettano di fare a meno dei costosi e sempre più difficili da ottenere hardware prodotti dall’azienda statunitense.
Questa strategia è un chiaro segnale che il governo cinese è determinato a raggiungere la sovranità tecnologica nel campo dell’AI. Le restrizioni all’esportazione imposte dagli Stati Uniti su chip ad alta potenza, essenziali per l’addestramento dei Modelli Linguistici di Grandi Dimensioni (LLM), hanno messo sotto pressione le aziende cinesi. Di fronte a questa stretta, Pechino sta rispondendo non solo con lo sviluppo di chip domestici alternativi, ma anche con misure di incentivo economico diretto.
L’energia è una risorsa fondamentale e costosa per l’addestramento e l’inferenza dell’AI, che consuma enormi quantità di elettricità. Offrire tariffe energetiche più basse non solo riduce i costi operativi delle aziende locali, ma agisce anche come un potente sussidio indiretto per rendere i chip prodotti in Cina, che spesso hanno un’efficienza inferiore rispetto alle controparti Nvidia, economicamente più competitivi. In un settore dove l’addestramento dei modelli è l’attività più energivora, un risparmio sui costi energetici può tradursi in un vantaggio operativo significativo e in una barriera d’ingresso più bassa per le startup locali.
Sebbene i principali player cinesi, come Huawei, abbiano fatto passi da gigante nello sviluppo di chip AI come le serie Ascend (in particolare l’Ascend 910B), la tecnologia domestica deve ancora colmare il divario di prestazioni ed efficienza con i prodotti di punta di Nvidia, come le GPU H100 o A100. L’obiettivo del governo non è solo sostituire Nvidia, ma creare un ecosistema di chip domestici robusto e scalabile.
L’incentivo energetico mira ad affrontare due problemi: il costo iniziale dei chip (che i produttori cinesi cercano di mantenere competitivo) e il costo operativo legato al loro minore rendimento energetico. Abbassando il prezzo dell’elettricità per i consumatori di AI che utilizzano hardware locale, la Cina ammortizza di fatto il deficit di efficienza energetica dei suoi chip, rendendoli una scelta più conveniente a lungo termine.
Questa mossa ha implicazioni di vasta portata. A breve termine, consolida l’uso della tecnologia locale all’interno della Cina, creando una domanda garantita per chip come gli Ascend. A lungo termine, se la Cina riuscirà a sostenere l’innovazione pur riducendo i costi operativi, potrebbe accelerare la maturazione dei suoi chip domestici fino al punto in cui diventeranno competitivi anche su altri mercati.
Tuttavia, l’approccio solleva anche interrogativi sulla vera efficacia di questa politica. Se l’incentivo economico non è accompagnato da un’innovazione tecnologica comparabile, le aziende cinesi potrebbero ritrovarsi con modelli AI di prestazioni inferiori. Nonostante ciò, questa manovra riflette un trend globale in cui le considerazioni di sicurezza nazionale e di resilienza della supply chain superano la mera ottimizzazione dei costi e delle prestazioni, forzando le nazioni a investire massicciamente nell’auto-sufficienza tecnologica.