Un gruppo di studenti universitari, espulsi dalle loro scuole per aver creato e promosso uno strumento di intelligenza artificiale progettato per facilitare il cheating durante colloqui di lavoro, esami e chiamate di vendita, ha recentemente attirato l’attenzione degli investitori raccogliendo ben 15 milioni di dollari di finanziamenti. Nonostante la tecnologia al centro del loro progetto sia stata spesso messa in secondo piano, il loro approccio audace e provocatorio li ha resi virali soprattutto grazie ai video promozionali, accompagnati da un motto spavaldo: “Fingi tutto”.
Il round di investimenti è stato guidato dalla famosa società di venture capital Andreessen Horowitz, che il 20 giugno ha annunciato il sostegno finanziario a Cluely, la startup co-fondata dal ventunenne Roy Lee. Cluely si è fatta conoscere qualche mese fa con un video marketing molto discusso, che prometteva di aiutare chi cerca lavoro a superare colloqui e test con l’ausilio di un assistente desktop basato su intelligenza artificiale. Questo assistente sfrutta algoritmi capaci di analizzare audio e video in tempo reale per fornire consigli e suggerimenti in modo da migliorare la performance dell’utente, anche se con metodi che molti considerano eticamente discutibili.
Roy Lee, espulso dalla Columbia University a causa del progetto, continua ora a sviluppare nuove funzionalità per Cluely, tra cui una voce AI e altri strumenti innovativi. Ma la notorietà della startup non si limita a questo. La loro presenza virale sui social media è alimentata anche da video ironici e provocatori in cui mostrano scenari di “truffe” durante appuntamenti con donne mature, scherzando sul pagamento delle uscite per i loro dipendenti e su ipotetiche assunzioni di spogliarellisti. Questo stile sopra le righe li ha portati a suscitare polemiche e persino a essere fermati dalla polizia durante un after-party legato a un evento di Y Combinator.
Cluely conta oggi sette dipendenti, tutti influenti sui social con oltre 100.000 follower ciascuno. Il loro lavoro è più focalizzato sulla creazione di contenuti di forte impatto virale che sull’ingegneria pura del prodotto. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: catturare l’attenzione di un miliardo di persone.
Nonostante le critiche e la controversia che li circondano, Andreessen Horowitz ha espresso fiducia nel potenziale commerciale dell’assistente AI di Cluely, riconoscendo come abbia già dimostrato di essere utile soprattutto in ambito vendite, accelerando la conclusione di affari e incrementando l’efficienza.
Roy Lee, parlando con Bloomberg, ha spiegato chiaramente la filosofia dietro la strategia comunicativa della startup: “A un certo punto potremmo dover abbassare i toni, ma per ora il marketing del ‘marciume cerebrale’ è l’unica cosa che funziona”. È consapevole che il loro approccio divide l’opinione pubblica, e con un pizzico di cinismo ha aggiunto: “Se il 50% del mondo ti ama e il 50% ti odia, chissà cosa succederà? Questa è la scommessa che stiamo facendo”.
La storia di Cluely è quindi quella di un progetto che sfida i confini etici e sociali, ma che con la sua forte identità e provocazione ha saputo attirare un grande interesse e un significativo supporto finanziario, confermando quanto nel mondo delle startup innovative l’attenzione e la viralità possano valere quanto la tecnologia stessa.