In un mondo dove l’automazione sembra ormai aver conquistato ogni angolo delle fabbriche, delle strade, persino dei cieli, rimaneva una frontiera ancora poco attraversata: quella della casa, del quotidiano. È qui che entra in gioco la visione ambiziosa di Figure AI, che ha appena presentato Figure 03, la sua terza generazione di robot umanoidi, pensata non solo per gli ambienti commerciali ma per entrare nell’“habitat umano”, tra mobili, cucina e sala. 

Dietro questo nome, “03”, non c’è un semplice aggiornamento: c’è un ridisegno completo, un cambio di scala e una scommessa. Il robot è costruito attorno all’AI proprietaria di Figure, chiamata Helix, un sistema che unisce percezione, linguaggio e azione in un unico motore cognitivo. Figure sostiene che solo un robot che ragiona — non un semplice esecutore — potrà integrarsi davvero nella vita umana. 

La parte visiva e tattile di Figure 03 è stata profondamente rivista. Le fotocamere, ora progettate per frame rate più elevati e latenza ridotta, ampliano il campo visivo dei sensori e rendono la percezione più fluida. Le mani sono arricchite con mini-telecamere al palmo, che possono osservare il contesto anche quando l’oggetto da manipolare è vicino o in spazi ristretti, e sensori tattili capaci di percepire pressioni minime, fino a tre grammi. In questo modo, Helix può distinguere una presa sicura da uno scivolamento imminente, aggiustando la forza in modo più “umano” e delicato. 

Ma non si tratta solo di sensori migliori: l’ergonomia e la sicurezza hanno un ruolo centrale. Figura 03 è più leggera (circa il 9 % in meno rispetto al modello precedente) e più compatta, rivestita con tessuti morbidi e imbottiture nei punti critici, per evitare schiacciamenti o contatti pericolosi con gli utenti. Il design prevede parti esterne lavabili e rimovibili senza attrezzi, perché un robot in casa deve poter gestire l’usura e la pulizia come qualsiasi oggetto domestico. 

Anche l’alimentazione è stata curata: con ricarica wireless induttiva nei piedi, il robot può “stazionare” su un tappetino e ricaricarsi senza cavi, integrando al contempo trasferimento dati via mmWave a 10 Gbps. In un ambiente domestico, questo significa potenzialmente un’operatività quasi continua, al netto delle pause necessarie per concedersi un “riposo energetico”. Il pacco batteria è stato certificato secondo lo standard UN38.3 e include più livelli di salvaguardia per evitare incidenti. 

Ma forse l’aspetto più rivoluzionario è il modo in cui questo robot è pensato per essere prodotto. Non è solo una dimostrazione ingegneristica, ma un prodotto destinato a una catena di fabbricazione su larga scala. Figure ha realizzato una struttura manifatturiera chiamata BotQ, pensata per sfornare migliaia di unità all’anno: l’obiettivo è inizialmente 12.000 robot l’anno, con la prospettiva di arrivare a 100.000 entro quattro anni. Per raggiungere questa capacità è stato necessario ripensare quasi ogni componente: ridurre i pezzi, usare processi come die-casting e stampaggio, costruire un ecosistema di fornitori, integrare moduli interni (attuatori, sensori, batterie) sotto stretto controllo interno. 

Figure non si accontenta di mercato di nicchia: la progettazione è pensata per coniugare l’“uso domestico” con applicazioni commerciali. Il robot potrà essere impiegato in hotel, magazzini, strutture di assistenza, dove è richiesto movimento, manipolazione e interazione con ambienti pensati per umani. Le caratteristiche migliorate — attuatori più veloci, maggiore forza, percezione visiva avanzata — mirano proprio a colmare il divario tra prototipo sperimentale e strumento utile. 

Nessuna data ufficiale è ancora stata fornita per un’eventuale commercializzazione domestica; è probabile che le prime unità entreranno in uso nei contesti controllati prima che arrivino nelle case. Gli esperti ricordano che un video promozionale, per quanto ben fatto, deve essere preso con cautela: il robot è lento nei movimenti, i compiti sono eseguiti in modalità semplificata e ambienti domestici “reali” — pieni di oggetti disposti casualmente, superfici irregolari, distrazioni — rappresentano un banco di prova molto più arduo. 

Un aspetto spesso sottolineato è la dipendenza dai dati: per insegnare ai robot “come facciamo noi le cose”, Figure incentiva “piloti umani” che filmano compiti quotidiani, in modo che Helix possa apprendere da esperienze reali. Questa strategia richiama l’approccio adottato nei modelli linguistici: la generalizzazione non nasce solo da istruzioni, ma dall’osservazione. Ma rende anche evidenti le questioni relative a proprietà dei dati, privacy, bias, sicurezza. 

Figure 03 non è un semplice prototipo spettacolare, ma un tentativo di rendere i robot umanoidi una realtà tangibile, misurabile, scalabile.

Di Fantasy