Ah, l’Italia, sempre un passo avanti nel gioco della “facciamo finta di capire l’AI”, ha deciso di prendere di mira “Sora”, l’ultima creazione di quei maghi di OpenAI che, si sa, non dormono mai. Dopo il coraggioso bando di “ChatGPT” l’anno scorso, che ha sicuramente lasciato un vuoto incolmabile nel cuore degli italiani, ora è il turno di Sora di finire sotto la lente d’ingrandimento.
Il Garante per la protezione dei dati personali, armato di lente e pipa, si è lanciato in un’avventura investigativa che farebbe invidia a Sherlock Holmes. Hanno mandato un caloroso “salve, ci date qualche info su Sora, per favore?” a OpenAI, sperando in una risposta entro 20 giorni, giusto il tempo di farsi un bel giro turistico virtuale di San Francisco.
La preoccupazione? Oh, nulla di che, solo un leggero sospetto che Sora possa essere un po’ troppo curioso riguardo ai dati personali degli utenti italiani. “Non è che non ci fidiamo,” hanno detto, “ma un’occhiatina la dobbiamo dare, giusto per essere sicuri. Dopotutto, chi può resistere al fascino di sapere come l’AI impara tutte queste cose?”
Intanto, OpenAI, che aveva appena fatto uscire Sora e i suoi video il mese scorso, probabilmente si gratta la testa, chiedendosi se il rilascio ufficiale avverrà prima o dopo che l’Italia decida di bannare anche questo.
E in tutto questo, OpenAI rimane in silenzio, forse meditando sulla profonda riflessione del vice primo ministro italiano che, con un pizzico di retorica, ha definito tutto ciò “un trattamento duro”. Ah, le dolci ironie dell’innovazione tecnologica e della regolamentazione, un matrimonio perfetto.