In Giappone, due tra le più prestigiose testate giornalistiche, Nihon Keizai Shimbun (conosciuta anche come Nikkei) e Asahi Shimbun, hanno recentemente intrapreso un’azione legale che segna un potenziale punto di svolta nelle dinamiche tra media tradizionali e intelligenza artificiale. Loro sfidante? Non un concorrente consolidato, ma un attore emergente nel panorama delle AI conversazionali: Perplexity.
Il 26 agosto 2025, le due testate hanno formalmente presentato una denuncia per violazione del copyright presso il tribunale distrettuale di Tokyo, dando vita a una controversia che potrebbe ridefinire il rapporto tra l’IA e il materiale protetto che essa elabora.
Secondo le testate, l’IA di Perplexity avrebbe impiegato contenuti tratti dai loro articoli senza autorizzazione, generando risposte basate su materiale protetto dal diritto d’autore — un’azione che, dalle loro parti, non si configura semplicemente come un errore tecnico, ma come un abuso del materiale giornalistico altrui.
In via definitiva, Asahi e Nikkei sostengono che l’utilizzo di contenuti protetti da parte di Perplexity costituisce una violazione del diritto d’autore. La loro posizione non è solo legale, ma anche simbolica: si tratta di proteggere l’integrità e il valore economico della professione giornalistica, oggi minacciata da strumenti automatizzati capaci di riprodurre e distribuire il contenuto altrui con un semplice comando.
Da un lato, c’è la tutela del lavoro umano — quello dei giornalisti, degli autori, delle redazioni — dall’altro, il rapido sviluppo tecnologico delle intelligenze artificiali, capaci di elaborare e restituire contenuti tratti da fonti esistenti. L’esito di questa causa potrà gettare le basi legali per il futuro delle IA generatrici: regolerà, o almeno chiarirà, fino a che punto sia lecito utilizzare testi protetti. È una battaglia che sfida l’attuale equilibrio tra innovazione digitale e rispetto della proprietà intellettuale.
Il fatto che una spinta legale così decisa provenga dal Giappone — un Paese avanzato tanto nella tecnologia quanto nella produzione mediatica — conferisce alla vicenda particolare rilevanza. Se il tribunale dovesse sostenere Asahi e Nikkei, la decisione potrebbe implicare restrizioni severe all’utilizzo, da parte di modelli di IA, di contenuti protetti. Ciò solleverebbe interrogativi anche in Europa, negli Stati Uniti, e altrove, dove sviluppatori di IA e piattaforme conversazionali potrebbero trovarsi davanti a un nuovo paradigma normativo.