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Il governo giapponese ha formalmente chiesto a OpenAI di sospendere l’utilizzo non autorizzato di opere protette da copyright — in particolare manga, anime e personaggi di videogiochi — nell’ambito della sua applicazione video Sora 2. Questo passaggio segna un momento delicato nel bilanciamento fra innovazione IA e tutela della proprietà intellettuale nazionale.

Tutto è cominciato con il lancio di Sora 2: l’app permette di generare video di venti secondi con audio, partendo da prompt testuali e immagini. Non appena è stato disponibile, una moltitudine di video raffiguranti personaggi protetti come quelli di One Piece, Demon Slayer, Pokémon e Super Mario ha invaso le piattaforme social. La reazione dei media giapponesi è stata rapida e severa, evidenziando come il caso non fosse un incidente isolato, ma un fenomeno che minaccia manifestamente diritti culturali profondamente radicati.

Il responsabile centrale dell’azione è Minoru Kiuchi, ministro di Stato giapponese incaricato della strategia sulla proprietà intellettuale e dell’intelligenza artificiale. In conferenza stampa ha affermato con fermezza che “manga e anime sono beni culturali insostituibili” e che il governo non può accettare che strumenti IA scavalchino le protezioni legali vigenti. Accanto a Kiuchi, il ministro digitale Masaaki Taira ha sostenuto la necessità che OpenAI rispetti volontariamente le norme sul copyright.

L’istanza ufficiale inviata al quartier generale di OpenAI fa leva anche su un quadro legislativo giapponese recentemente rafforzato. Dal 1° settembre 2025 è pienamente operativa la AI Promotion Act, che fissa principi di uso responsabile dell’intelligenza artificiale e richiede che le imprese guardino con attenzione all’impatto sui diritti d’autore. Anche se questa legge non prevede sanzioni penali dirette, introduce obblighi di collaborazione e potenziali richieste da parte dello Stato nei casi di uso improprio di opere protette.

In risposta alle prime critiche, OpenAI aveva promesso controlli più sofisticati e misure di tutela dei diritti. Il CEO Sam Altman, in un post sul blog del 4 ottobre, ha dichiarato che l’azienda lavorerà per migliorare i controlli sul copyright e che sente profondamente il valore creativo del Giappone. Tuttavia, appetto al momento della richiesta ufficiale del governo, non risulta che OpenAI abbia fornito una risposta formale pubblica al Giappone.

Un elemento centrale nella controversia è la politica iniziale adottata da OpenAI quanto all’uso del materiale protetto: Sora 2, al momento del lancio, operava con una modalità di opt-out, ovvero permetteva che personaggi e contenuti protetti fossero generati a meno che i titolari non chiedessero esplicitamente di essere esclusi. Questa decisione ha generato non poche polemiche, soprattutto in Giappone dove le proprietà artistiche e narrative sono considerate parte dell’identità culturale.

Dopo le prime reazioni, OpenAI ha annunciato che migrerà verso un modello opt-in: i titolari dovranno dare esplicita autorizzazione per la generazione dei loro personaggi.

Per molti osservatori, questo episodio non è solo una disputa tecnico-legale, ma la manifestazione di un conflitto culturale: il timore che sistemi IA possano “divorare” le forme d’arte nazionali senza rispetto per gli autori, trasformando opere simbolo in risorse da replicare. Il legittimo orgoglio giapponese nei confronti dei manga e dell’animazione – che hanno dato fama internazionale al paese – conferisce alla questione un peso simbolico ben più ampio delle mere questioni di copyright.

In prospettiva, il Giappone minaccia che, se OpenAI non accetterà misure correttive volontarie, il governo potrà agire “in base all’AI Promotion Act” per richiedere interventi formali. Anche figure del mondo digitale locale come Masaaki Taira hanno invocato la responsabilità di OpenAI nel rispettare la cultura e il patrimonio nazionale. A fianco si muove anche il legislatore Akihisa Shiozaki (rappresentante della LDP), che ha definito il fenomeno come “una questione seria sotto la legge sul copyright” e ha espresso la necessità di una regolamentazione globale guidata dal Giappone.

Questo scontro non riguarda soltanto OpenAI o Sora 2: è un banco di prova per l’intero ecosistema globale dell’intelligenza artificiale generativa. Se nazioni con tradizioni culturali potenti come il Giappone chiedono conti all’IA, si crea un precedente legale e morale: nessuna startup, nessun modello può ignorare il rispetto del diritto d’autore e l’identità culturale dei paesi. Per OpenAI, l’obiettivo non sarà solo difendersi nel merito, ma trovare un modello operativo che consenta la creatività senza distruggere le opere che l’hanno ispirata.

Di Fantasy