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Quando Google annuncia che sta per inserire “il più grande aggiornamento nella storia di Chrome”, non è una frase buttata lì come slogan di marketing. È l’inizio di qualcosa che mira a cambiare radicalmente il modo in cui usiamo il browser. Le novità annunciate il 19 settembre 2025 puntano su una cosa: non più solo navigazione, ma assistenza intelligente, sicurezza potenziata, integrazione profonda tra browser, applicazioni e attività quotidiane. E il cuore di tutto è Gemini, il modello AI di Google che sta diventando parte integrante dell’esperienza Chrome.

Finora Chrome è stato essenzialmente un passaggio: apri schede, cerchi, salvi preferiti, vai avanti e indietro tra pagine. Ora Chrome vuole anticiparvi un po’: capire meglio il contenuto delle schede aperte, suggerirvi cose utili, aiutarvi con compiti che prima erano manuali, semplificare i flussi, migliorare la privacy. Gemini si inserisce nel browser permettendo all’utente di chiedere spiegazioni o riepiloghi di contenuti nel sito che sta leggendo o nelle schede multiple. Immaginate di aver fatto ricerche, aperto link vari, ed essere confusi: ora potete chiedere a Gemini qualcosa tipo “Riassumimi i punti principali di quello che ho guardato in queste tre schede” o “Cos’era quel sito dove avevo visto la scrivania di noce la scorsa settimana?”. Il sistema può recuperare memoria della cronologia – non solo come elenco statico di siti visitati, ma capendo ciò che può avere rilevanza per ciò che state facendo.

Un’altra novità significativa riguarda l’integrazione con le app Google: Calendar, Maps, YouTube non sono più isole separate. Con Gemini in Chrome potete consultare una mappa, guardare un video o programmare qualcosa direttamente dal browser, senza dover cambiare app o scheda. Questo tipo di continuità riduce interruzioni e rende più fluida l’esperienza.

Google non si limita però ai riassunti e agli assist del contenuto. Sta introducendo modi per far fare al browser cose che prima richiedevano azioni manuali. Sono le cosiddette funzionalità agentiche: prenotare appuntamenti, ordinare la spesa, o comunque sbrigare compiti che coinvolgono più passaggi, più siti, più moduli. Per ora è un piano per i prossimi mesi, ma è importante: significa che Chrome non sarà solo uno strumento “di supporto”, ma diventerà in parte “esecutore” per voi.

C’è anche una novità nell’omnibox, la barra degli indirizzi. Google vuole che sia più che un campo per URL o ricerche rapide: in modalità AI Mode, diventerà un accesso diretto a domande più complesse, con prompt più lunghi, possibilità di approfondire, magari anche di seguire dubbi o domande successive senza dover rifare da zero. È come se la barra degli indirizzi diventasse una scorciatoia verso un assistente intelligente che sa già cosa sta facendo il browser.

Le innovazioni non sono solo per comodità: anche la sicurezza è al centro. Con Gemini Nano, Chrome potenzia la modalità di Safe Browsing Enhanced Protection per intercettare truffe che usano virus o giveaway falsi. L’idea è che il browser non solo blocchi siti malevoli, ma capisca meglio il contesto: cosa è sospetto, cosa è spam, cosa è fastidioso.

Un’altra funzione utile riguarda le notifiche indesiderate. Se vi siete stancati di pop-up, notifiche pubblicità aggressive, richieste di permessi fastidiose, ora Chrome usa l’AI per imparare come preferite che si comporti: ridurre le notifiche inutili, gestire meglio i permessi con i siti, personalizzare il modo in cui vi appare il browser in termini di autorizzazioni.

Infine, una funzione che passa un po’ sotto traccia ma che può fare la differenza: il browser aiuta a gestire le password compromesse. Se un sito che usate ha avuto una falla, Chrome potrà suggerire o addirittura facilitare il cambio della password, rendendo meno gravoso il compito di mantenere la sicurezza personale.

Come in ogni grande trasformazione, le potenzialità sono grandi, ma ci sono anche punti critici che non si possono ignorare. Prima di tutto la privacy: per fare ciò che promette, Gemini ha bisogno di alcuni accessi ai dati di navigazione, cronologia, contenuti delle schede, e questo può far sorgere dubbi su come vengano trattati i dati, quali siano gli standard di trasparenza, quali siano le opzioni per limitarne l’uso. Google sostiene che l’utente potrà sospendere l’uso di queste funzioni, controllare cosa Gemini può vedere, cancellare cronologia, ma resta da vedere quanto sarà facile capire e gestire questi controlli in pratica.

Poi c’è il tema delle lingue e della disponibilità: per ora le novità usciranno progressivamente in inglese, negli Stati Uniti. Altri paesi e altre lingue dovranno aspettare. Questo significa disomogeneità: alcuni utenti potranno sperimentare il nuovo Chrome subito, altri dovranno attendere. E in quei mercati dove la lingua o la regolamentazione è differente, potrebbero esserci ritardi o modifiche.

Un altro rischio è la complessità dell’interfaccia: aggiungere molte funzioni intelligenti può rendere il browser più potente, ma anche più “denso”, più difficile da padroneggiare per utenti che preferiscono semplicità. Se ogni giorno Chrome richiede decisioni su cosa attivare, cosa disattivare, cosa permettere, cosa bloccare, potrebbe diventare fastidioso. Serve buon design, chiarezza, opzioni intuitive.

Questo aggiornamento non è solo “una mossa tecnologica”, è un segnale che Google considera assolutamente necessario integrare l’AI non come extra, ma come parte centrale della navigazione quotidiana sul web. Significa che il browser non è più visto solo come mezzo per visualizzare contenuti, ma come piattaforma che aiuta attivamente, che anticipa bisogni, che semplifica azioni.

Di Fantasy