In un’epoca in cui l’interfaccia utente diventa sempre più fluida e “nascosta”, Google sta sperimentando un cambio radicale per la sua app Gemini: l’obiettivo non è più presentare funzioni con pulsanti statici, ma far sì che l’esperienza assomigli a quella di un feed social. È la trasformazione da “strumento da attivare” a “spazio da esplorare”.
Google sta testando un nuovo layout per Gemini, nel quale le funzioni principali — finora richiamabili con bottoni centrali come “Create Image” o “Deep Research” — migrano verso un’interfaccia a scorrimento in stile social media. In questo design sperimentale, i prompt suggeriti diventano elementi del flusso, veri e propri “post”: “cambia in stile vintage”, “riassumi le notizie di oggi”, “fai una quiz di biologia”, “scrivi codice per un gioco semplice” — tutto appare come una serie di contenuti consigliati, piuttosto che pulsanti da premere. I classici pulsanti di accesso alle funzioni rimangono, ma vengono relegati nella parte alta dello schermo, in modo da non interrompere la sensazione di scorrimento continuo.
La mossa non è casuale: Google punta a rendere Gemini più accessibile e invitante per gli utenti che non hanno familiarità con gli strumenti di intelligenza artificiale. Con il nuovo design, anche chi non sa esattamente cosa chiedere potrà esplorare idee tramite prompt suggeriti, proprio come esplora post su un social. In pratica, Gemini smette di essere “un’app da usare” e diventa “uno spazio da navigare”.
Questa rielaborazione appare particolarmente strategica in un momento in cui le app AI si confrontano con nuove modalità di engagement: non basta avere funzioni potenti, serve che l’utente “capisca” cosa chiedere, venga stimolato, si senta invitato. Passare da menu rigidi a feed suggeriti è una delle strade più naturali per abbracciare questo paradigma. Google, nel frattempo, non ha ancora fatto dichiarazioni ufficiali a riguardo, limitandosi a dire che “non ci sono annunci da fare al momento”.
Un altro elemento interessante: questa riprogettazione viene messa in atto mentre Gemini si trova in competizione diretta con applicazioni social che integrano funzionalità AI emergenti. Nel momento in cui app come “Sora” — spin-off del mondo ChatGPT/OpenAI — guadagnano posizioni nelle classifiche dell’App Store, Gemini è chiamata non solo a non restare indietro, ma a diventare più “intuitiva” per chi già naviga tra feed, news e contenuti.
Dal punto di vista dell’esperienza utente, i vantaggi possono essere notevoli: non serve più cercare dove cliccare, ma esplorare ciò che l’app propone; si facilita la scoperta di funzionalità meno note; l’utente è spinto a provare prompt nuovi, anche casualmente. Sul piano dei rischi, però, c’è sempre il pericolo di “ingolfare” il feed con suggerimenti fuorvianti, di perdere chiarezza nel passaggio da suggerimento a funzione reale, o di rendere l’interfaccia troppo “social” e poco precisa per compiti complessi.
Google sembra voler far evolvere Gemini da strumento “task-oriented” verso un’esperienza narrativa e dinamica, dove si scorre, si scopre, si interagisce con idee prima che con comandi. Un piccolo segnale, forse, del modo in cui le app AI del futuro si avvicineranno all’utente: non attraverso la barra degli strumenti, ma attraverso flussi generativi e suggerimenti continui.