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Con l’avvento dell’intelligenza artificiale applicata alla codifica del software, le aspettative sulle prestazioni degli ingegneri stanno crescendo rapidamente, portando a un cambiamento profondo nella qualità e nella quantità del loro lavoro. Sebbene questa evoluzione non abbia comportato licenziamenti, molti sviluppatori avvertono una pressione crescente e alcune trasformazioni che sembrano alterare il modo stesso di lavorare.

Secondo un articolo del New York Times pubblicato il 25 maggio, la diffusione dell’IA nel settore del lavoro sta provocando negli ingegneri di Amazon, una delle aziende più all’avanguardia in questo ambito, un’esperienza complessa. L’azienda sta infatti investendo massicciamente nell’intelligenza artificiale generativa, che secondo il CEO Andy Jassy sta già portando a risultati significativi in termini di aumento della produttività e riduzione dei costi. Jassy ha sottolineato la necessità di agire velocemente per rispondere alle esigenze dei clienti, evidenziando come l’integrazione dell’IA nella programmazione stia rivoluzionando le consuetudini lavorative.

Tre ingegneri di Amazon hanno raccontato di aver percepito, nell’ultimo anno, una pressione sempre più forte da parte dei loro superiori affinché adottassero gli strumenti di intelligenza artificiale nel loro lavoro quotidiano. Allo stesso tempo, gli obiettivi di produzione sono stati alzati e le scadenze risultano meno rigide, un paradosso che evidenzia un aumento delle aspettative pur con un maggiore margine di flessibilità. Durante gli hackathon interni, eventi di programmazione competitiva, i team sono stati stimolati a creare nuovi strumenti basati sull’IA per migliorare la produttività. Nonostante la riduzione della dimensione dei team, la quantità di codice scritta si è mantenuta più o meno invariata grazie all’uso di queste tecnologie.

Amazon e altre aziende spesso sottolineano che l’intelligenza artificiale dovrebbe liberare gli sviluppatori dai compiti più ripetitivi e noiosi, permettendo loro di concentrarsi su attività più creative e stimolanti. Come ha dichiarato lo stesso Jassy, l’IA è stata impiegata per aggiornare software in modo estremamente efficiente, realizzando operazioni che avrebbero richiesto migliaia di anni di lavoro umano.

Tuttavia, c’è chi mette in guardia su un possibile effetto simile a quello vissuto durante la rivoluzione industriale, quando la produzione artigianale cedette il passo al lavoro in fabbrica. In questo nuovo scenario, i datori di lavoro tendono a sfruttare al massimo le capacità dell’IA per aumentare la quantità di lavoro richiesta ai dipendenti, generando così una pressione sempre maggiore.

Questo fenomeno è stato particolarmente evidente tra gli ingegneri di Amazon, dove il parallelismo con i lavoratori dei magazzini è lampante. Nel corso degli ultimi dieci anni, l’azienda ha introdotto un’ampia automazione robotica nei suoi magazzini: i robot non hanno sostituito i lavoratori, ma hanno moltiplicato la quantità di merci che ogni operatore può gestire quotidianamente, passando da decine a centinaia. Nonostante ciò, molti magazzinieri si sono lamentati di un lavoro diventato più ripetitivo e fisicamente gravoso. La promessa che la tecnologia avrebbe alleviato la fatica ha perso di significato di fronte alle crescenti aspettative aziendali.

Lo stesso sta accadendo agli sviluppatori software. Un ingegnere ha raccontato come funzionalità di siti web che prima richiedevano settimane per essere sviluppate ora debbano essere completate in pochi giorni, grazie all’automazione dell’IA che consente anche di ridurre il tempo speso in riunioni o per il confronto con i colleghi. Con oltre 10.000 ingegneri, Amazon è un gigante tecnologico in cui queste dinamiche si fanno sentire in modo significativo.

Alcuni professionisti temono che l’uso sempre più intensivo degli strumenti di intelligenza artificiale sposti il lavoro dal codice scritto autonomamente alla semplice revisione del codice generato dall’IA, riducendo così la loro attività a un ruolo più passivo e mettendo a rischio il mantenimento delle competenze necessarie. Un ingegnere ha confessato che, nonostante uno strumento AI di Amazon sia estremamente valido, molti colleghi sono riluttanti ad utilizzarlo per paura di perdere le proprie abilità.

Amazon, da parte sua, ribadisce che la collaborazione umana e la sperimentazione restano fondamentali e che l’intelligenza artificiale deve essere vista come uno strumento che potenzia e non sostituisce il lavoro degli ingegneri.

Nel frattempo, alcuni ingegneri di Amazon hanno iniziato a manifestare il loro malcontento anche attraverso il movimento “Amazon Employees for Climate Justice”, che oltre a chiedere un impegno maggiore per la riduzione dell’impronta ambientale, offre uno spazio per discutere anche dello stress legato all’uso dell’intelligenza artificiale e delle sue conseguenze sul lavoro e sulla salute mentale.

Sebbene non ci siano ancora richieste concrete di sindacalizzazione tra i programmatori, il clima di insoddisfazione cresce. Come ricorda la storica esperienza dello sciopero dei lavoratori General Motors nel 1936, le pressioni sul ritmo di lavoro possono essere un fattore decisivo per un cambiamento nelle condizioni contrattuali.

La portavoce del gruppo dei dipendenti, Eliza Fan, sintetizza così il problema: “Non si tratta solo del lavoro che si fa, ma della qualità del lavoro e della carriera che si vuole costruire”. Questo è il cuore del malessere che molti ingegneri stanno vivendo in un’epoca di trasformazione tecnologica senza precedenti.

Di Fantasy