L’università, la scuola e le aziende sono stati uniti grazie ai PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), che sono progetti obbligatori per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori. Questi percorsi offrono ai giovani l’opportunità di fare i primi passi nel mondo del lavoro e di acquisire competenze e conoscenze che saranno utili per il loro futuro.
In questo contesto, l’Università degli Studi di Napoli Federico II ha lanciato un progetto innovativo per celebrare i suoi 800 anni nel 2024: far implementare, con contenuti digitali creati dagli studenti delle scuole superiori, il sito del Museo di Antropologia. Il progetto è stato portato avanti per un anno dalle classi selezionate dai dirigenti scolastici Giovanna Martano e Vittorio delle Donne, grazie alle docenti Monica Iacopino e Maria Teresa Conte, che si sono interfacciate con i referenti dell’Università e dell’azienda Micron Semiconductor Italia di Arzano, che ha fornito ai ragazzi guide competenti e materiali necessari.
Il progetto ha coinvolto due gruppi di studenti: uno più informatico, costituito dai ragazzi dell’Istituto Tecnico Industriale di Fuorigrotta, e uno storico-umanistico, con quelli del Liceo Classico di Piazza del Gesù. Il risultato è stato Museo in Bolle, un sito strutturato per il Museo federiciano di Antropologia ma che potrebbe essere declinato anche per le altre quattro strutture espositive dell’ateneo.
La presentazione del progetto è avvenuta al Museo di Mineralogia del Centro Musei della Federico II, dove gli studenti hanno illustrato il loro lavoro davanti a un pubblico di alto livello, tra cui il rettore Matteo Lorito e il direttore del Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche Piergiulio Cappelletti. L’orgoglio dei dirigenti per il lavoro svolto è stato evidente: per Martano, l’iniziativa rappresenta una “occasione unica per coniugare sapere tecnologico e umanistico”, mentre per Delle Donne è stata un’opportunità per i ragazzi di “unire esperienza e ingegno” e di guardare al possibile percorso professionale.
Il progetto ha coinvolto circa quaranta studenti, che hanno utilizzato software open source per far “parlare” alcuni calchi presenti nella collezione etnografica, utilizzando la tecnica del deep fake. In particolare, gli studenti hanno sovrapposto le voci degli attori Cristina Donadio e Antonello Cossia ai calchi, che sembravano muovere le labbra come se stessero realmente parlando, raccontando la loro storia. Inoltre, gli studenti hanno creato una ricostruzione tridimensionale delle sale del museo, offrendo una visita immersiva ai visitatori online attraverso la realtà aumentata. La storia narrata dai calchi e la sintesi delle raccolte sono state invece ricostruite dagli studenti del Liceo Classico di Piazza del Gesù, come ha spiegato la studentessa Elisa Baiano della 5A.
Il progetto Museo in Bolle dimostra che la collaborazione tra università, scuole e aziende può portare a risultati innovativi e utili per la formazione dei giovani. Grazie ai PCTO, gli studenti hanno avuto l’opportunità di mettere in pratica le conoscenze acquisite a scuola e di acquisire nuove competenze nel mondo del lavoro, collaborando con professionisti del settore.
Il rettore Lorito si è detto particolarmente soddisfatto per il lavoro svolto dai ragazzi, che hanno dimostrato di essere in grado di produrre un grande lavoro con un singolo progetto, aumentando così le loro competenze. Museo in Bolle rappresenta un esempio concreto di come la scuola possa far entrare in maniera fluida il mondo del lavoro, offrendo agli studenti un’esperienza formativa completa e stimolante.