Nel celebre film “Terminator 2: Il giorno del giudizio”, il T-1000 era un avanzato robot capace di mutare forma, passando da stato solido a liquido e assumendo diverse sembianze. Oggi, questa visione fantascientifica si avvicina alla realtà grazie ai progressi nella robotica modulare.
Un team di ricerca dell’Università della California, Santa Barbara, ha recentemente pubblicato uno studio sulla rivista Science intitolato “Material-like robotic collectives with spatiotemporal control of strength and shape”. I ricercatori si sono ispirati ai processi di morfogenesi embrionale, in cui le cellule si organizzano per formare tessuti e organi, per sviluppare un collettivo robotico capace di comportamenti simili.
Questi robot sono costituiti da unità individuali dotate di motori e ingranaggi che permettono loro di collegarsi e muoversi in relazione agli altri membri del collettivo. Utilizzando magneti rotanti, le unità possono mantenere connessioni stabili indipendentemente dall’orientamento. Sensori di luce integrati consentono al collettivo di rispondere a segnali luminosi esterni, facilitando la coordinazione e la trasformazione della struttura.
Una delle innovazioni più sorprendenti è la capacità del collettivo robotico di passare da uno stato solido a uno liquido. Variando la forza applicata dai motori interni, il collettivo può comportarsi come un solido rigido o come un fluido adattabile. Ad esempio, 20 unità robotiche possono allungarsi per formare un ponte in grado di sostenere un peso di circa 5 chilogrammi. Modificando la configurazione in una struttura cubica, possono supportare il peso di un adulto di 70 chilogrammi. Inoltre, il collettivo può avvolgersi attorno a oggetti e solidificarsi per fungere da utensile, come una chiave inglese.
Attualmente, ogni unità robotica ha un diametro di circa 5 centimetri, una dimensione significativa rispetto alle cellule biologiche. I ricercatori puntano a ridurre le dimensioni delle unità a circa 1-2 centimetri, avvicinandosi alle dimensioni di un chicco di riso. Tuttavia, la realizzazione di robot completamente funzionali a questa scala presenta sfide significative, tra cui l’alimentazione energetica e la coordinazione precisa. Gli scienziati prevedono che potrebbero essere necessari fino a dieci anni per superare questi ostacoli.