Il lancio di GPT-5, il nuovo modello di intelligenza artificiale sviluppato da OpenAI, non è passato inosservato. Non solo per le sue capacità tecniche, ma anche per le parole, dirette e senza filtri, del CEO Sam Altman. Durante un incontro con la stampa statunitense, Altman ha ammesso che il debutto del modello “ha compromesso la realtà” e che, dietro le quinte, l’azienda si è trovata a dover bilanciare innovazione e limiti infrastrutturali in modi che non tutti avrebbero immaginato.
Altman ha rivelato che OpenAI avrebbe potuto costruire un GPT-5 molto più grande e potente, ma la decisione è stata frenata da una preoccupazione cruciale: la carenza di potenza di calcolo, in particolare di GPU. “Eravamo incredibilmente preoccupati per la GPU”, ha spiegato. “Avremmo potuto creare un modello enorme, ma poi molte persone avrebbero voluto usarlo e alla fine li avremmo delusi”.
Il 2025 ha visto un aumento significativo degli utenti di ChatGPT e delle API OpenAI, con conseguente pressione sull’infrastruttura. Un modello più pesante avrebbe richiesto una quantità enorme di risorse, rischiando di renderlo inutilizzabile per gran parte degli utenti. Per questo, la strategia si è spostata sull’ottimizzazione: un’IA “davvero intelligente e utile”, ma progettata per contenere i costi di inferenza, così da permettere un accesso più ampio.
Una delle scelte più sorprendenti di questo lancio è stata rendere disponibili le funzionalità di GPT-5 anche agli utenti gratuiti, superando la distinzione rigida tra abbonati e non abbonati. Il modello integra un “router” intelligente, in grado di attivare automaticamente la modalità di inferenza ottimale a seconda delle necessità.
Ma il percorso non è stato privo di inciampi. “Credo che abbiamo sbagliato parecchio durante il lancio”, ha ammesso Altman. Nonostante questo, i numeri parlano di un successo immediato: il traffico API è raddoppiato in appena 48 ore e continua a crescere, mentre ChatGPT registra ogni giorno un numero record di nuovi utenti. “Abbiamo capito cosa significa aggiornare un prodotto in un giorno per centinaia di milioni di persone”, ha commentato, non senza un certo orgoglio.
La sfida principale rimane l’infrastruttura. OpenAI, come altre realtà del settore, si trova a fronteggiare la scarsità di GPU e la necessità di potenziare enormemente i propri data center. Altman non ha nascosto l’entità degli investimenti previsti: “In un futuro non troppo lontano spenderemo migliaia di miliardi di dollari per costruire data center”, ha dichiarato, anticipando le inevitabili critiche di economisti e osservatori.
Già lo scorso anno aveva avanzato una stima simile, che molti avevano definito irrealistica. Oggi, la ripropone quasi come una risposta ironica a quelle obiezioni. Parallelamente, OpenAI sta lavorando a “nuovi tipi di prodotti finanziari” per attrarre investimenti su larga scala, con formule innovative che, secondo Altman, il mondo non ha ancora immaginato.
Altman ha affrontato anche il tema dell’“illusione dell’intelligenza artificiale” — ovvero la tendenza dei modelli a fornire risposte convincenti ma inesatte — un problema che definisce significativo, pur stimandolo sotto l’1% dei casi. La priorità è ridurlo ulteriormente, migliorando la precisione senza sacrificare la versatilità del modello.
In un passaggio più visionario, Altman ha accennato alla collaborazione con Jony Ive, celebre designer di Apple, per lo sviluppo di un nuovo dispositivo hardware. Lo definisce “un prodotto meraviglioso” e promette che aprirà la strada a “un nuovo paradigma informatico” — un evento che, nella sua visione, si è verificato soltanto due volte negli ultimi 50 anni. Senza entrare nei dettagli, Altman ha lasciato intendere che si tratterà di un’esperienza radicalmente nuova, capace di ridefinire il modo in cui interagiamo con la tecnologia.