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C’è una trasformazione silenziosa in corso nel mondo della diagnostica medica: nella capacità di “ascoltare” non soltanto ciò che le nostre orecchie percepiscono, ma anche suoni al di sotto della soglia uditiva, invisibili al tradizionale stetoscopio. È in questo spazio che si inserisce Sanolla, startup israeliana che ha annunciato il lancio del VoqX, un dispositivo che promette di essere il primo stetoscopio AI-powered con auscultazione “full spectrum” — ovvero capace di captare e analizzare suoni clinicamente rilevanti su un’ampia gamma di frequenze, comprese quelle infrasuono.

Il concetto alla base di VoqX è piuttosto audace: unire capacità acustiche avanzate, sensori sofisticati, AI a bordo e analisi localizzate per dare al medico — e potenzialmente anche al paziente — uno strumento più informato, più sensibile e capace di anticipare segnali che un apparecchio tradizionale non potrebbe cogliere. Sanolla afferma che il dispositivo ha ricevuto l’autorizzazione FDA per l’uso clinico, segno che — almeno per gli Stati Uniti — ha superato una scrematura regolatoria significativa.

L’elemento distintivo del VoqX è il modo in cui estende l’intervallo di ascolto: non più soltanto le frequenze “udibili” (quelle che un fonendoscopio tradizionale riesce a trasmettere), ma anche frequenze molto basse — l’infrasuono — che si situano sotto la soglia percepibile dall’orecchio umano. Queste frequenze, sostiene Sanolla, possono racchiudere indizi diagnostici sottili: variazioni nel fluire del sangue, vibrazioni strutturali del tessuto cardiopolmonare, fenomeni subacustici che accompagnano patologie.

Nel racconto che Sanolla diffonde, il dispositivo raccoglie questi suoni sotto forma di segnali acustici “grezzi”, applica sensori e algoritmi AI per interpretarli, e produce un’analisi che può affiancare il medico nel valutare condizioni cardiache, polmonari o altri disturbi correlati. Il processo non è necessariamente “cloud first” — l’idea è che l’analisi venga condotta localmente quando possibile, per ridurre latenza, problemi di connettività e vincoli sulla privacy.

Da molti anni ormai la medicina va esplorando il salto dal classico fonendoscopio acustico verso versioni digitali: dispositivi che amplificano il suono, lo convertano in forma digitale, permettono filtraggi, registrazioni e — per alcuni — primi approcci di riconoscimento guidato da algoritmi. Ma il salto che propone Sanolla è un gradino ulteriore: non solo digitalizzazione, ma estensione della sensibilità e intelligenza incorporata.

La tecnologia del VoqX, secondo i documenti e le presentazioni, è pensata per “vedere” — o meglio, “ascoltare” — ciò che normalmente resta fuori dal campo dell’udito. È come offrire un telescopio a chi ha sempre guardato con un semplice binocolo: non basta aumentare il guadagno; serve estendere la lunghezza d’onda che si può ricevere.

Uno degli elementi su cui Sanolla punta è che la diagnosi — specie nelle malattie cardiopolmonari — dipende spesso da segnali deboli, variabili, immersi nel “rumore biologico”. E che catturare quelle variazioni sottili può anticipare diagnosi, migliorare screening, ridurre falsi negativi.

Un dispositivo così ambizioso deve affrontare molte questioni tecniche, cliniche e operative. Primo, la qualità del segnale: in un ambiente clinico reale (rumore ambientale, movimenti del paziente, contatto imperfecto), riuscire a raccogliere infrasuoni con sufficiente integrità è complicato. Occorre che i sensori, la struttura meccanica, la schermatura acustica siano di elevata qualità. Secondo, l’addestramento degli algoritmi: per interpretare suoni così sottili serve avere dataset estremamente ben curati, con etichette precise, scanditi da diagnosi affidabili. Le variazioni individuali — anatomia, età, patologie concomitanti — rendono il compito difficile.

Terzo, la validazione clinica e l’adozione da parte dei medici: persuadere il personale sanitario che un “stetoscopio aumentato” è affidabile richiede studi clinici, trial comparativi con standard, dimostrazione che l’AI interpreti correttamente in situazioni reali. Infine, l’ambito regolatorio, sicurezza e privacy è critico. Un dispositivo medico che “ascolta” parti sensibili del corpo e genera dati di natura delicata deve essere trattato con normative rigide, certificazioni stringenti, garanzie che i dati restino protetti.

Va detto che Sanolla ha già alcuni crediti in questo campo: la società vanta precedenti approvazioni da enti sanitari (in Israele e altri paesi), e ha ricevuto clearance FDA, almeno per il dispositivo, per l’uso clinico.

Se riuscisse, il VoqX potrebbe essere un punto di svolta: uno strumento che porta l’auscultazione a un nuovo livello, permettendo che differenze impercettibili diventino dati utili, che un polmone asintomatico venga monitorato nel dettaglio, che l’anticipazione diventi parte integrante della diagnosi.

Ciò che rende questa novità particolarmente intrigante è l’idea che la tecnologia non si limiti a “aiutare” il medico, ma affianchi la percezione stessa: amplificare ciò che non si udiva, suggerire dove guardare, dare contesto a suoni che altrimenti sarebbero rumore. È un cambiamento di paradigma: l’intelligenza integrata al senso.

Naturalmente, il percorso sarà lungo. Serviranno studi, perfezionamenti, adeguamenti alle condizioni reali, accettazione clinica. Ma già il fatto che un dispositivo del genere arrivi con approvazione regolatoria è indicativo: la barriera non è più soltanto teoria, è economia, etica, processo.

Di Fantasy