Ogni città aspira a un futuro in cui la mobilità sia fluida, sicura, efficiente. Seoul, con il suo groviglio urbano e i flussi costanti di pendolari, non si tira indietro davanti a questa sfida: il 13 ottobre, RideFlux — startup sudcoreana specializzata in guida autonoma — ha annunciato il lancio di un servizio di autobus pubblici autonomi nel distretto di Seodaemun, un esperimento che intreccia innovazione, ingegneria e aspettative sociali.
Gli autobus autonomi introdotti a Seodaemun sono veicoli compatti, prodotti da Solati, capaci di trasportare fino a 12 passeggeri seduti — la salita in piedi è vietata per ragioni di sicurezza. Operano come autobus di “villaggio”, lungo percorsi fissi con fermate designate. Il tragitto coperto si estende dall’ufficio di Seodaemun-gu fino alla stazione Gajwa della linea Gyeongui-Jungang, attraversando punti nodali come il centro culturale e sportivo locale, il mercato di Baekryeon e l’area urbana nuova di Gajaeul. Durante i giorni feriali, il servizio funziona dalle 9:20 alle 17:30, con partenze ogni circa 25 minuti; inizialmente offerto gratuitamente, con la transizione verso tariffe simili a quelle degli autobus urbani standard.
Ciò che rende il progetto di Seoul più di una dimostrazione tecnologica è l’apparato sensoristico e la connettività che rendono l’autonomia “supervisibile”. Ogni veicolo è equipaggiato con otto telecamere, cinque unità LiDAR e un radar, garantendo una visione completa a 360 gradi di veicoli, pedoni e oggetti circostanti. Ma non basta: il sistema si collega al Centro di Controllo del Governo Metropolitano di Seoul, noto come Future Mobility Center, per monitorare in tempo reale la traiettoria, lo stato del mezzo e la qualità della guida autonoma. Sono raccolti anche dati sul traffico, semafori e condizioni stradali tramite il sistema cooperativo di trasporto intelligente (C-ITS), che supporta decisioni informate e reattive da parte del veicolo. A bordo vi è anche un operatore di sicurezza, pronto ad intervenire in caso di imprevisti, un vincolo che rimane finché le tecnologie non raggiungono livelli di fiducia tali da poter operare completamente senza guida umana.
Per Park Jung-hee, CEO di RideFlux, questa inaugurazione non è solo un risultato tecnico, ma un atto simbolico: “Spero che questa iniziativa trasformi la guida autonoma in un mezzo realmente impiegato quotidianamente dai cittadini di Seoul”. Egli sottolinea che abitare una città che assaggia prima di altri la mobilità del futuro è un passo importante verso la normalizzazione dell’autonomia nei trasporti.
L’esperienza di RideFlux questo non è un debutto improvvisato. L’azienda ha già realizzato progetti ambiziosi: il servizio Tamra Autonomous Shuttle nell’isola di Jeju, con percorsi fino a 116 km in modalità autonoma sorvegliata, e ha ottenuto permessi di guida autonoma di livello 4 per operazioni senza conducente, almeno in fase sperimentale.
Il contesto urbano di Seul è una palestra impegnativa per i robot-bus: curve, traffico misto, pedoni che attraversano dove non dovrebbero, condizioni meteorologiche variabili. In più, il coordinamento con infrastrutture come semafori e strade — mediante sistemi come C-ITS — entra nell’equazione della robustezza del sistema. Se l’autobus autonomo deve avanzare progressivamente fino a diventare parte integrata della rete urbana, deve dimostrare che riesce a convivere con l’imprevedibilità del traffico reale e con le interazioni umane.
Questa fase iniziale, con orari limitati e personale a bordo, è parte della transizione: un periodo in cui la fiducia si costruisce collettivamente, dove ogni “quasi errore” sarà analizzato e dove il margine di tolleranza è minimo. Ma ogni chilometro percorso in autonomia con passeggeri è una tessera del puzzle che può spingere il modello verso la maturità.