L’Unione Europea (UE) ha sferrato un colpo significativo nei confronti di X (precedentemente Twitter), la piattaforma social di proprietà di Elon Musk, imponendo una multa di 120 milioni di euro per gravi violazioni delle normative sulla trasparenza digitale. Questa sanzione non è solo la prima imposta in base al cruciale Digital Services Act (DSA), entrato in vigore di recente, ma rappresenta anche un nuovo, potente elemento di attrito nelle già tese relazioni tra Bruxelles e Washington riguardo alla regolamentazione delle Big Tech americane.

La Commissione Europea, al termine di un’indagine durata due anni, ha identificato diverse aree in cui X ha contravvenuto ai principi del DSA, minando i diritti degli utenti e indebolendo le funzioni di controllo pubblico. Le violazioni chiave riguardano tre punti fondamentali. In primo luogo, il design ingannevole del marchio di autenticazione a pagamento (la famigerata spunta blu), ritenuto fuorviante per gli utenti riguardo alla verifica dell’identità. In secondo luogo, è stata riscontrata una mancanza di trasparenza nella pubblicità del repository pubblico, il registro che dovrebbe rendere consultabili i dati relativi agli annunci politici e commerciali. Infine, la Commissione ha censurato la limitazione dell’accesso ai dati per i ricercatori, un aspetto cruciale per monitorare la diffusione della disinformazione e dei contenuti illegali sulla piattaforma. Henna Virkunen, Vicepresidente dell’UE per l’applicazione delle normative digitali, ha specificato con nettezza che la misura non riguarda in alcun modo la censura, ma è una questione di trasparenza e di difesa dei diritti degli utenti, definendo inaccettabili le pratiche che escludono i ricercatori.

L’entità della sanzione è stata calibrata sul principio di proporzionalità, risultando inferiore al tetto massimo che l’UE potrebbe imporre (il sei per cento del fatturato globale), ma il segnale inviato è inequivocabile. X è ora obbligata a presentare un piano di miglioramento entro 60 giorni e a completare le azioni correttive entro 90 giorni, pena l’applicazione di ulteriori e potenzialmente più severe sanzioni. La risposta del CEO Elon Musk, che ha liquidato il post della Commissione Europea come “una stronzata”, preannuncia un possibile scontro legale, tipico della sua gestione della piattaforma.

Queste azioni legali dell’UE si inseriscono in un contesto di crescente tensione geopolitica con gli Stati Uniti. L’amministrazione americana, e in particolare figure di spicco come il Vicepresidente JD Vance e il Segretario di Stato Marco Rubio, hanno reagito con durezza, criticando apertamente le azioni di Bruxelles. Le critiche si sono spinte ad associare le sanzioni non alla trasparenza, ma a una forma di “censura” o a un attacco mirato alle aziende tecnologiche americane. Rubio, in particolare, ha avvertito che la multa non è solo un attacco a X, ma a tutte le tech company statunitensi e, per estensione, al popolo americano.

La sanzione imposta a X è solo l’ultima di una vasta ondata normativa con cui l’UE sta cercando di riequilibrare il potere delle Big Tech sul mercato unico. Numerose altre aziende di alto profilo sono nel mirino o sono già state colpite da misure severe. Meta è sotto inchiesta antitrust per presunto approccio anticoncorrenziale nell’accesso a WhatsApp da parte di fornitori terzi di intelligenza artificiale, mentre Google è indagata per presunta manipolazione dei ranking di ricerca a danno delle testate giornalistiche. Anche Amazon e Microsoft sono finite sotto accusa per presunte limitazioni della concorrenza nel mercato dei servizi cloud. L’UE ha già dimostrato la sua determinazione sanzionando Apple con una multa significativa, confermando che l’obiettivo è stabilire un nuovo standard globale di trasparenza, concorrenza e responsabilità per tutte le piattaforme digitali che operano all’interno del blocco.

Di Fantasy