Universal Music Group (UMG), una delle maggiori etichette discografiche del mondo, ha espresso preoccupazioni riguardo all’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) nell’industria musicale, arrivando a citare in giudizio diverse aziende di AI. Tuttavia, UMG è anche interessata a far utilizzare i propri dati per addestrare modelli di intelligenza artificiale generativa, a condizione di avere il controllo su come vengono utilizzati i suoi diritti d’autore.

UMG ha annunciato una collaborazione con la società di intelligenza artificiale Klay Vision per sviluppare modelli di musica generativa in modo “etico e rispettoso del copyright”. Questa iniziativa mira a creare musica generata dall’intelligenza artificiale con protezioni per i diritti di somiglianza degli artisti.

Questo non è il primo accordo di UMG per la licenza dei propri contenuti per l’AI; ha già collaborato con YouTube nel progetto Music AI Incubator e con SoundLabs per sviluppare modelli vocali. L’obiettivo di queste iniziative è costruire modelli musicali AI in modo responsabile, riducendo al minimo il rischio per i creatori umani e creando nuove opportunità per la monetizzazione dei diritti d’autore.

Tuttavia, i dettagli specifici su cosa includerà il modello di intelligenza artificiale musicale non sono stati divulgati.

L’industria musicale è nota per la sua litigiosità e per la protezione rigorosa dei diritti d’autore. UMG e altre etichette, come la Recording Industry Association of America (RIAA) e Sony Music, hanno intentato cause contro aziende come Suno e Udio, accusandole di violazione del copyright per aver copiato canzoni. Anche Anthropic, la società dietro Claude, è stata citata in giudizio per aver distribuito testi senza autorizzazione.

Nonostante il desiderio di proteggere i diritti d’autore, le etichette stanno adottando un approccio di tipo “se non puoi batterli, unisciti a loro” nei confronti dell’AI. Riconoscono che non possono fermare la creazione di canzoni generate dall’AI né impedire ai modelli di apprendere dalla musica pubblicata. Attraverso accordi con startup di AI, etichette come UMG possono monetizzare ulteriormente i loro diritti d’autore e mantenere un certo controllo su chi può utilizzare i loro dati.

Vickie Nauman, fondatrice della società di consulenza Cross Border Works, ha osservato che quando emergono nuove tecnologie come l’AI, spesso ci sono sia innovazioni che problematiche legali riguardanti i diritti musicali. Ha sottolineato l’importanza di stabilire un mercato legale sostenibile per tutti i titolari di diritti, grandi e piccoli, mentre riconosce che tali accordi richiedono tempo e negoziazioni.

Sebbene le etichette discografiche continueranno a fare causa alle aziende di intelligenza artificiale quando riterranno che ci sia stata una violazione del copyright, è chiaro che vogliono anche partecipare attivamente a modellare il futuro della musica generata dall’AI in un modo che rispecchi i loro interessi.

Di Fantasy