Dopo dodici anni di collaborazione intensa con Meta, Yann LeCun ha annunciato che lascerà la compagnia alla fine dell’anno per dar vita a un nuovo progetto ambizioso: un’impresa dedicata allo sviluppo di quello che lui definisce “Advanced Machine Intelligence” (AMI). È una svolta che tocca non soltanto la sua carriera, ma — potenzialmente — l’intero ecosistema dell’intelligenza artificiale.

LeCun è stato per cinque anni direttore fondatore del centro di ricerca interno di Meta – noto come Facebook AI Research (FAIR) – e negli ultimi sette anni ha ricoperto la carica di Chief AI Scientist. Con la decisione di separarsi e passare a questa nuova impresa, egli descrive la realizzazione di FAIR come “il suo non-tecnico più grande orgoglio”, sottolineando l’impatto che l’organizzazione ha avuto non solo su Meta, ma sull’intero campo delle tecnologie intelligenti.

Il programma AMI non è un’idea nata all’improvviso: LeCun afferma di averlo sviluppato negli ultimi anni in parallelo al suo impegno in Meta. Il fulcro del progetto è costruire sistemi di intelligenza artificiale che vanno al-di-là del puro riconoscimento di pattern o del linguaggio: sistemi che comprendano il mondo fisico, che dispongano di memoria persistente, che siano in grado di ragionare e di pianificare sequenze complesse di azioni. In altre parole, si tratta di spingere il confine dell’IA verso capacità simili a quelle tipiche dell’umano — non semplicemente replicare funzioni specifiche, ma progettare architetture che possano agire, riflettere e adattarsi in ambienti complessi.

Il rapporto con Meta, tuttavia, non viene interrotto: LeCun ha confermato che Meta rimarrà «partner» della nuova azienda. Egli ha ringraziato in modo esplicito figure come Mark Zuckerberg, Andrew Bosworth, Chris Cox e Mike Schroepfer per il loro sostegno nei confronti di FAIR e del programma AMI. Questo suggerisce che, pur nell’avvio di una nuova impresa autonoma, LeCun sta cercando di mantenere un ponte con il suo passato e con la grande industria tecnologica.

Sul versante operativo, LeCun ha dichiarato che ulteriori dettagli sulla startup verranno rivelati in seguito, mentre lui stesso continuerà a lavorare per Meta fino alla fine dell’anno. Ha anche spiegato che la scelta di “uscire” da Meta per lanciare un percorso indipendente è motivata dalla volontà di massimizzare l’impatto più ampio del programma AMI: pur riconoscendo che alcune applicazioni della nuova impresa potranno sovrapporsi al business di Meta, altre andranno ben oltre il perimetro della piattaforma sociale.

Per chi segue il mondo dell’IA, la mossa di LeCun assume un significato duplice. Da un lato, conferma che persino figure ai vertici della ricerca aziendale – considerato il peso che LeCun ha nella comunità AI – possono decidere di abbandonare la “sicurezza” di un gigante tech per inseguire un’idea più libera e “profonda”. Dall’altro, il nuovo focus su sistemi con ragionamento, memoria e pianificazione pone l’accento su una fase d’evoluzione dell’IA che va oltre i modelli linguistici o le reti neurali addestrate su grandi dataset: è l’avanzamento verso una “intelligenza” che interagisce con il mondo in modo più generalista, integrato, forse persino “agentico”.

Naturalmente, i rischi e le sfide non mancano: realizzare un sistema con memoria persistente, che ragioni efficacemente e agisca in ambienti complessi richiede innovazioni scientifiche, architetturali e infrastrutturali. LeCun, con tutta la sua esperienza, lo sa bene. La scelta di affrancarsi da Meta può infatti significare maggiore libertà di sperimentazione, ma anche maggiori responsabilità e rischi finanziari. Inoltre, il fatto che Meta rimanga partner suggerisce che una parte del programma AMI potrà ancora dialogare con le infrastrutture e strumenti della grande piattaforma — e questo pone questioni di governance, ecosistema e visione strategica che meriteranno attenzione.

Di Fantasy