Meta ha ottenuto una parziale vittoria legale in una causa per violazione del copyright intentata da un gruppo di autori, tra cui Sarah Silverman, che accusavano l’azienda di aver utilizzato senza autorizzazione le loro opere per addestrare il suo modello linguistico LLaMA. Il giudice distrettuale statunitense Vince Chhabria ha stabilito che i querelanti non sono riusciti a fornire prove sufficienti per dimostrare che l’uso delle loro opere da parte di Meta avesse danneggiato il mercato per le loro opere originali, un requisito fondamentale secondo la legge sul copyright degli Stati Uniti.
Il giudice Chhabria ha sottolineato che la decisione si basa sull’insufficienza delle prove presentate dai querelanti, e non implica che l’uso delle opere protette da copyright da parte di Meta sia stato legale. Ha aggiunto che l’utilizzo di materiale protetto da copyright senza autorizzazione per addestrare modelli di intelligenza artificiale potrebbe essere illegale in molte circostanze. Questa sentenza si distingue da una precedente decisione del giudice federale William Alsup, che aveva stabilito che l’uso non autorizzato dei libri da parte di Anthropic per addestrare il suo modello di intelligenza artificiale costituiva un uso corretto.
La causa contro Meta è parte di una serie di azioni legali intentate da autori, artisti e case editrici contro diverse aziende tecnologiche, tra cui OpenAI e Microsoft, per l’uso non autorizzato delle loro opere nel processo di addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Queste cause sollevano questioni fondamentali riguardo alla proprietà intellettuale e all’uso delle opere protette da copyright nel contesto dell’intelligenza artificiale.
Meta ha accolto con favore la decisione del giudice Chhabria, definendo il “fair use” un quadro giuridico essenziale per lo sviluppo di tecnologie di intelligenza artificiale innovative. Tuttavia, l’azienda ha riconosciuto che questa sentenza non stabilisce che l’uso delle opere protette da copyright per addestrare i suoi modelli sia legale, ma si limita a constatare che i querelanti non hanno fornito prove adeguate a supporto delle loro affermazioni.
La sentenza rappresenta un passo avanti per Meta, ma non risolve le questioni legali fondamentali riguardanti l’uso delle opere protette da copyright nell’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. Il caso evidenzia la necessità di un quadro giuridico chiaro e definito che bilanci gli interessi delle aziende tecnologiche con i diritti degli autori e dei creatori di contenuti. Le future cause legali in questo ambito potrebbero fornire ulteriori indicazioni su come il sistema legale affronterà queste complesse questioni.