Nel mondo odierno, fatto di algoritmi che pensano, dati che fluiscono, applicazioni intelligenti che operano h24, emerge un fatto semplice ma spesso trascurato: senza energia continua e affidabile, l’intelligenza artificiale resta un sogno, non una realtà concreta. Questo è il cuore del ragionamento che Vertiv sviluppa nell’articolo “Senza energia non c’è intelligenza artificiale: il punto di Vertiv” pubblicato da NT24, che ci invita a guardare non solo al potere computazionale dell’IA, ma anche all’infrastruttura che la sostiene.

Quando a fine aprile un blackout ha lasciato senza luce gran parte della Penisola Iberica, la causa è stata un calo improvviso di produzione elettrica — decine di gigawatt persi nel giro di pochi secondi. Cinquantacinque milioni di persone senza corrente lo testimoniano: non è solo un disagio, è una frattura nella convinzione che la nostra società possa reggere nell’oltredipendenza dalla digitalizzazione.

Vertiv usa questo episodio come lente per osservare quanti nostri sistemi essenziali — telcomunicazioni, data center, servizi pubblici e privati — si reggano su fili fragili, pronti a cedere. Vertiv richiama anche altri esempi: il Texas in inverno quando il freddo improvviso ha agitato le reti elettriche; l’incendio alla sottostazione che serve Heathrow e il caos negli aeroporti; l’imprevisto non è più solo nei luoghi periferici del mondo, ma anche nel cuore di sistemi altamente sviluppati.

L’impatto sull’intelligenza artificiale è duplice. Da un lato, l’IA stessa dipende da infrastrutture elettriche robuste: reti stabili, alimentazione di riserva, connessioni affidabili. Dall’altro lato, l’IA può diventare parte della soluzione: reti intelligenti (smart grid) che prevedono guasti, monitorano stati, ottimizzano consumi, anticipano guasti prima che causino blackout. Ma tutto questo non ha senso se manca la base: energia pronta, continua, infrastrutture aggiornate.

Vertiv propone che le soluzioni non siano solo tattiche, ma strutturali. È indispensabile che ogni data center, ogni sistema critico abbia modi per continuare a distribuire energia quando la rete fallisce, che abbia sistemi di backup, generatori, fonti alternative. Anche l’energia generata sul posto e accumulata diventa importante, perché così si può essere meno dipendenti dal contesto esterno.

Non solo: è necessaria una modernizzazione diffusa dell’elettrico, dei quadri, dei dispositivi che regolano e distribuiscono la corrente. Dove queste componenti sono datate, c’è il rischio che un guasto a catena prenda forza facilmente. E poi serve monitoraggio costante, sistemi capaci di reagire alle fluttuazioni, alle sovratensioni, alle anomalie senza aspettare che il danno sia già fatto.

Alla fine, l’essenza dell’articolo è che non possiamo continuare a pensare all’IA come a qualcosa di astratto, separato dalla realtà fisica e dalle sue regole. L’IA richiede hardware, richiede elettricità, richiede stabilità. Se quelle componenti non sono garantite, tutta la promessa dell’IA — miglioramenti, automazione, servizi continui — rischia di essere spezzata da qualcosa di “semplice” come un blackout.

Vertiv chiede che cambiamo lo sguardo: che quando si parla di IA si pensi innanzitutto all’energia come risorsa critica, non come dato scontato. Che si costruiscano infrastrutture resistenti, che si investa non solo nel software e nei dati, ma nella rete che alimenta tutto.

Di Fantasy