Il mondo della finanza e dell’investimento da decenni guarda a Warren Buffett, il celebre “Oracolo di Omaha”, non solo come a un brillante leader aziendale, ma come a una figura di assoluta integrità e credibilità. Tuttavia, in un’era dominata dall’Intelligenza Artificiale, persino un’icona di tale calibro non è immune dalla minaccia della disinformazione digitale. Buffett è recentemente diventato un bersaglio di primo piano per i deepfake generati dall’AI, un fenomeno che ha spinto la sua società, Berkshire Hathaway, a lanciare un chiaro avvertimento al pubblico.
La Berkshire Hathaway ha segnalato la circolazione su YouTube e altre piattaforme di video creati artificialmente che sfruttano l’immagine di Buffett per diffondere affermazioni e, soprattutto, consigli di investimento che l’investitore non ha mai pronunciato. A 95 anni, la sua notorietà lo rende un obiettivo particolarmente appetibile per i malintenzionati digitali. Sebbene la sua immagine nei video sia inquietantemente fedele, la società ha evidenziato come la voce clonata non sia mai del tutto convincente, spesso caratterizzata da un tono piatto e monotono, e portatrice di frasi generiche.
La preoccupazione principale, però, non risiede nella perfezione del deepfake, ma nel suo potenziale impatto sul pubblico. Berkshire Hathaway ha sottolineato che le persone meno familiari con la voce e lo stile di comunicazione distintivo di Buffett potrebbero facilmente cadere nella trappola, prendendo decisioni finanziarie o politiche potenzialmente dannose sulla base di contenuti fraudolenti. In un esempio particolarmente emblematico, una voce artificiale nel video offre “consigli di investimento essenziali per tutti gli over 50”, puntando a un target di pubblico particolarmente vulnerabile e incline a fidarsi di una figura di autorità così consolidata. Il timore espresso è che questi video falsi possano diffondersi in modo virale, amplificando il danno.
Questo allarme lanciato da Buffett e dalla sua azienda non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto globale di crescente preoccupazione per l’uso improprio della tecnologia AI. I progressi nella manipolazione audio e video hanno reso la creazione di contenuti falsi talmente accessibile e convincente da sollevare serie questioni etiche e di sicurezza. Già in precedenza, l’FBI aveva documentato casi in cui malintenzionati avevano utilizzato messaggi di testo e voci basate sull’AI per impersonare alti funzionari governativi statunitensi, riuscendo persino ad accedere agli account dei dipendenti. La facilità con cui si può clonare una figura pubblica, un dirigente aziendale o un funzionario pone un rischio senza precedenti alla fiducia e alla sicurezza delle comunicazioni.
La battaglia di Buffett contro le imitazioni non è recente. Già nell’ottobre del 2024, in prossimità delle elezioni presidenziali statunitensi, aveva dovuto mettere in guardia il pubblico contro le false dichiarazioni che lo volevano sostenitore di specifici prodotti di investimento o candidati politici. Sebbene in passato avesse espresso sostegno a figure come l’ex Presidente Obama e Hillary Clinton, da tempo ha scelto di astenersi dall’offrire endorsement politici, rendendo a fortiori false tutte le recenti attribuzioni.
La messa in guardia di Warren Buffett, figura leggendaria che si appresta a lasciare l’incarico di CEO di Berkshire Hathaway entro la fine dell’anno al vicepresidente Greg Able, assume il peso di un ultimo, fondamentale monito rivolto al mondo intero. Ricorda che, nell’epoca dell’AI generativa, la verifica della fonte e del contenuto è diventata un imperativo morale e finanziario per chiunque navighi nel panorama informativo digitale. La credibilità, costruita in decenni di onestà, può essere clonata e abusata in pochi minuti.
