In un mondo sempre più permeato dall’intelligenza artificiale (IA), la capacità di comprenderla e utilizzarla efficacemente diventa cruciale. Tuttavia, un recente studio ha rivelato una realtà preoccupante per l’Italia: il paese si colloca al penultimo posto in una classifica globale di 30 nazioni per quanto riguarda la comprensione dell’IA, superando solo il Giappone. Questo dato solleva interrogativi sulle implicazioni di tale gap e sulle azioni necessarie per colmarlo.
Secondo un sondaggio condotto da Ipsos e riportato da Il Sole 24 Ore, solo il 53% degli italiani ritiene di avere una buona comprensione dell’intelligenza artificiale. Questo risultato posiziona l’Italia al penultimo posto, appena sopra il Giappone, con il 43%. La media globale si attesta al 67%, indicando una significativa distanza tra l’Italia e molti altri paesi. In cima alla classifica si trova l’Indonesia, con l’84%, seguita da altre nazioni asiatiche e sudamericane che mostrano una maggiore familiarità con l’IA.
Diversi fattori contribuiscono a questa lacuna nella comprensione dell’IA in Italia. Innanzitutto, la carenza di competenze digitali di base e avanzate limita la capacità della popolazione di interagire con tecnologie complesse come l’IA. Inoltre, la scarsa integrazione dell’IA nei programmi scolastici e nelle politiche educative nazionali impedisce ai giovani di acquisire le conoscenze necessarie fin dalla formazione primaria. Anche la mancanza di iniziative di sensibilizzazione e formazione continua per gli adulti contribuisce a mantenere questo divario.
Una limitata comprensione dell’IA può avere ripercussioni significative su vari aspetti della società. In ambito lavorativo, ciò può tradursi in una difficoltà nell’adattarsi alle nuove tecnologie, con il rischio di esclusione dal mercato del lavoro per chi non possiede le competenze richieste. Nel settore pubblico e privato, la scarsa alfabetizzazione digitale può ostacolare l’adozione di soluzioni innovative basate sull’IA, rallentando la competitività e l’efficienza. Inoltre, una comprensione superficiale dell’IA può alimentare paure infondate e pregiudizi, impedendo un dialogo costruttivo e informato sulle sue potenzialità e rischi.
Per invertire questa tendenza, è fondamentale intraprendere azioni mirate a livello educativo, istituzionale e sociale. È essenziale integrare l’IA nei curricula scolastici, offrendo ai giovani gli strumenti per comprendere e utilizzare queste tecnologie fin dalla scuola primaria. Parallelamente, è necessario promuovere programmi di formazione continua per gli adulti, con particolare attenzione alle categorie più vulnerabili. Le istituzioni dovrebbero incentivare la collaborazione tra enti pubblici, privati e accademici per sviluppare iniziative di sensibilizzazione e educazione digitale. Infine, è importante favorire un dibattito pubblico informato sull’IA, coinvolgendo esperti, cittadini e decisori politici per costruire una cultura condivisa e consapevole.