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Pochi mesi fa, l’acquisizione da 14,3 miliardi di dollari da parte di Meta per accaparrarsi Scale AI e il suo fondatore, Alexandr Wang — ora Chief AI Officer a capo del Meta Superintelligence Lab (MSL) — sembrava la mossa decisiva per dominare la corsa verso l’intelligenza artificiale avanzata. Ma il sogno di un laboratorio super-intelligente si sta già confrontando con tensioni interne che mettono in luce una crepa nel progetto.

Secondo Wired, almeno tre ricercatori — Avi Verma, Ethan Knight e Rishabh Agarwal — hanno lasciato MSL appena due mesi dopo il suo lancio, alcuni tornando addirittura a OpenAI. Agarwal ha spiegato su X (ex Twitter): “È stata una decisione difficile, soprattutto considerando il talento e la potenza computazionale del nuovo team, ma… ho preferito inseguire un rischio diverso”.

La fuga di talenti, tra cui anche Chaya Nayak — direttore del product management AI generativa — aumentano la sensazione di un ambiente teso, nonostante gli investimenti faraonici.

MSL è la nuova unità di ricerca AI di Meta, nata in estate per centralizzare ogni sforzo sul fronte della superintelligenza. È guidata da Wang e si articola in quattro sotto-team: TBD Lab, FAIR, Products & Applied AI e Infra & Safety. Di fatto, Wang ha il controllo diretto, snellendo la catena di comando e riducendo l’influenza di manager storici come Yann LeCun.

Fonti citate da Financial Times parlano di “non pochi problemi di allineamento” tra Zuckerberg, Wang e alcuni nuovi dirigenti, soprattutto sul ritmo e le aspettative di risultati visibili. Evidente è la difficoltà di chi proviene da startup di replicare in strutture colossali come Meta.

Il clima turbolento ha spinto l’azienda a congelare le assunzioni per il 2026 e a ristrutturare MSL per focalizzarla meglio sugli obiettivi di lungo termine. La promozione del laboratorio “superintelligent” sembra richiedere più del semplice fuoco di start-up e portafogli pieni: serve coesione e infrastruttura stabile.

Meta ha investito miliardi per la sua nuova direzione AI e chiamato al timone uno dei giovani più promettenti della Silicon Valley. Eppure, l’instabilità interna — tra fughe anticipate, riorganizzazioni e malumori diffusi — suggerisce che la transizione verso l’AGI (Artificial General Intelligence) è tutt’altro che lineare. Resta da vedere se il focus ritrovato e la leadership centralizzata saranno sufficienti a trasformare questo sogno ambizioso in realtà.

Di Fantasy