Orvieto si prepara a fare un passo decisivo verso una sorveglianza più avanzata, nel segno dell’innovazione tecnologica al servizio della città. È il vicesindaco Stefano Spagnoli a lanciare la novità: verranno installate nuove telecamere con intelligenza artificiale. Non solo un potenziamento numerico, ma una trasformazione nel modo di monitorare il territorio, con strumenti capaci non soltanto di registrare, ma di “capire”.
L’annuncio si inserisce in un quadro già attivo: già adesso, al Commissariato di piazza Cahen, si sono aggiunti sette nuovi agenti alla Polizia, segno che l’amministrazione vuole mettere sul piatto risorse umane e tecnologiche per rendere la sicurezza più presente, più tangibile, meno distante.
Le telecamere non saranno semplici occhi elettronici: saranno dotate di sistemi di intelligenza artificiale che analizzano le immagini in tempo reale. Ciò significa che le macchine non si limiteranno a registrare ciò che succede, ma cercheranno attivamente segnali di anomalia: oggetti sospetti, comportamenti che non corrispondono a modelli “normali”, movimenti che possono indicare rischi.
L’obiettivo è duplice. Primo, rendere più rapidi i tempi di risposta: quando qualcosa di sospetto accade, intervenire prima che si trasformi in un problema. Secondo, migliorare l’efficacia delle indagini delle forze dell’ordine, dandogli strumenti che aiutino a individuare situazioni potenzialmente pericolose anche dove l’occhio umano, da solo, potrebbe non percepire il particolare decisivo.
Le telecamere verranno installate nei punti più sensibili della città: gli accessi principali, le frazioni, zone di passaggio critico. Si pensa a posti dove già oggi la sicurezza è una preoccupazione dei cittadini, ma dove la copertura non è ancora sufficiente.
Dal punto di vista burocratico, si attende che l’iter autorizzativo si completi entro la fine dell’anno. Spagnoli sottolinea che non si tratta solo di acquistare apparecchi, ma di predisporre la collaborazione tra amministrazione comunale, polizia locale e altre forze dell’ordine, affinché l’intero sistema lavori in maniera integrata.
Da una parte, la novità porta con sé speranze concrete. Una sorveglianza più proattiva può ridurre effettivamente i reati, incrementare il senso di sicurezza dei cittadini, disincentivare atti illeciti proprio perché saputi più facilmente “vista”. Anche nei casi di degrado urbano, vandalismo, furti, la consapevolezza che la tecnologia lavori in background e agisca rapidamente può avere effetto deterrente.
Dall’altra, però, emergono questioni delicate. L’uso dell’intelligenza artificiale su immagini che ritraggono persone presuppone garanzie in termini di privacy. Chi vigilerà sul corretto uso dei dati raccolti, sul fatto che non vengano fatti abusi? Come verranno gestiti gli errori dell’algoritmo, le false segnalazioni, le interpretazioni erronee di “comportamenti sospetti”?
C’è anche la questione morale: quanto siamo disposti a convivere con sistemi che analizzano in continuazione ciò che facciamo in spazi pubblici? Quanto trasparente sarà il meccanismo, per esempio se l’algoritmo è open o proprietario, se è controllabile, se è noto cosa definisca un comportamento “anomalo”?
E poi il fattore tecnico: qualità delle immagini, condizioni di luce, disturbi, presenza di ostacoli fisici, possibilità di sabotaggio o attenuazione della visione. L’IA è potente, ma non infallibile. Ogni kit di telecamere intelligenti ha limiti; ogni sistema va calibrato, testato, aggiornato.
L’aggiunta di agenti, l’impegno del Comune, il coinvolgimento del Governo – tutto indica che non si tratta solo di un’operazione locale, ma che si inserisce in una tendenza più ampia: utenti, amministrazioni, istituti statali che spingono verso una sicurezza più tecnologica. Orvieto vuole essere fra queste città che non delegano solo al “fare” manuale, ma cercano intelligenza nel sistema, uno stile che combina persone e macchine.