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L’intersezione tra l’Intelligenza Artificiale e il diritto d’autore è stata a lungo un campo di battaglia legale, e il settore musicale non ha fatto eccezione. Le startup specializzate nella generazione musicale tramite AI, come Suno, si sono trovate nel mirino delle major discografiche globali, che le accusavano di aver utilizzato materiale protetto da copyright per l’addestramento dei loro modelli. Tuttavia, l’annuncio recente segna non solo la fine di una controversia legale, ma l’inizio di una partnership epocale: Warner Music Group (WMG) ha risolto la causa sul copyright con Suno, avviando una joint venture per la produzione musicale. Questo accordo ricalca il percorso già tracciato dalla rivale Udio, che in precedenza aveva stretto accordi di collaborazione con Universal Music Group (UMG) e WMG.

La risoluzione del contenzioso, annunciata da WMG, conclude un periodo di tensione legale che aveva visto la major e altre importanti etichette citare in giudizio sia Suno che Udio, contestando l’utilizzo non autorizzato di musica per l’addestramento algoritmico. Già dalla scorsa estate, tuttavia, i segnali indicavano che la disputa si sarebbe evoluta in una collaborazione commerciale piuttosto che in una sconfitta definitiva per l’AI. Questo trend si è poi consolidato quando WMG e UMG hanno chiuso le loro cause con Udio, lanciando nuove iniziative che permettono agli utenti l’accesso a musica generata e licenziata a pagamento.

L’accordo con Suno viene presentato da WMG non solo come una tregua, ma come un passo storico che apporta benefici all’intera comunità dei creatori. Robert Kinsel, CEO di WMG, ha evidenziato come l’opportunità risieda nella rapida crescita di utenti e fatturato di Suno, che offre la possibilità di creare nuovi modelli di ricavo e, crucialmente, di espandere l’esperienza dei fan. Le major discografiche hanno imparato dal passato che la lotta frontale all’innovazione tecnologica può essere meno fruttuosa di una strategia di adattamento e monetizzazione.

L’elemento centrale di questa nuova alleanza è l’introduzione, a partire dal prossimo anno, di un modello di AI di Suno basato su un innovativo sistema di licenze. Questo sistema stabilisce che, per scaricare e caricare musica creata su Suno su servizi di streaming esterni, sarà necessario un abbonamento a pagamento. Inoltre, per gli utenti a pagamento, l’accesso a queste funzionalità non sarà illimitato, ma prevederà una limitazione nel numero di brani scaricabili mensilmente. Questo meccanismo crea un chiaro gating economico attorno al valore commerciale della musica generata dall’AI.

Un’altra clausola fondamentale riguarda il diritto d’autore degli artisti WMG. Essi avranno la facoltà di concedere esplicitamente agli utenti di Suno la possibilità di utilizzare i loro nomi, immagini, voci, e composizioni per la generazione di musica tramite intelligenza artificiale. Questa opzione garantisce agli artisti il controllo sulla loro identità digitale e apre la porta a nuove forme di licensing e monetizzazione dei loro asset creativi. Mikey Scholman, CEO di Suno, ha accolto la collaborazione affermando che essa arricchirà l’esperienza degli appassionati e accelererà l’obiettivo della startup di ridefinire il valore della musica nell’era digitale.

Con la recente intesa tra Suno e WMG, resta solo Sony Music tra le tre principali etichette discografiche mondiali a non aver ancora siglato un accordo sia con Udio che con Suno. Tuttavia, il contesto suggerisce che un accordo sia imminente. Ciò è anche supportato dal fatto che un’altra startup musicale basata sull’AI, Klay, ha già raggiunto accordi con tutte e tre le principali major, consolidando l’idea che l’integrazione è ormai il percorso di default del settore.

Questa tendenza del settore musicale a risolvere le cause sul copyright tramite la creazione di nuove joint venture si distingue nettamente da quanto accade in altri campi creativi, come quello testuale o visivo, dove le dispute con autori e giornalisti tendono a rimanere più divisive. La ragione risiede nella storia decennale delle case discografiche. Avendo affrontato e combattuto la pirateria e la distribuzione illegale di MP3 nei primi anni 2000, le major svilupparono una strategia di successo: attraverso i contenziosi per violazione del copyright, riuscirono a imporre la creazione e l’adozione di un nuovo modello di servizio a pagamento, lo streaming. Analogamente, nella controversia sull’AI, le etichette stanno replicando questa strategia: utilizzare l’azione legale non per distruggere l’innovazione, ma per incanalarla e costringerla in un nuovo modello di servizio a pagamento e licenziato, assicurando così che gli autori e le major ricevano una parte del valore generato dalla musica creata artificialmente.

Di Fantasy