Ali Alkhatib era frustrato dal fatto che la realtà tecnologica che stava sperimentando e che poteva vedere non fosse stata messa in luce in modo adeguato. Il ricercatore, che lavora all’intersezione tra intelligenza artificiale e società, ha studiato da vicino la cultura digitale per un decennio.

L’ex direttore del Center for Applied Data Ethics dell’Università di San Francisco ha sottolineato i problemi della tecnologia, evidenziando come il lavoro temporaneo depotenzi i lavoratori e il potere che l’intelligenza artificiale esercita nel renderli sempre più scardinati dalla realtà.

Ha dichiarato in un’intervista esclusiva all’AIM che permettiamo a questi sistemi di prendere decisioni senza considerare le conseguenze, che spesso risultano disfunzionali per le persone. Alkhatib crede che sia fondamentale riconoscere che questi sistemi sono essenzialmente una struttura sociale nella nostra vita quotidiana.

Afferma che se un processo tecnologico provoca danni o ostacola le opportunità delle persone, queste sono decisioni inaccettabili. Se un’azienda vuole commercializzare tali decisioni, la società deve intervenire per impedirlo.

Alkhatib ha chiarito che non è contrario alla tecnologia in sé, ma evidenzia che i sistemi algoritmici organizzano le cose nella sua vita. La sua ricerca si concentra su come le persone reagiscono al sentimento di oppressione sistematica quando ne diventano consapevoli.

Attraverso il suo lavoro, vuole mostrare alle persone le dinamiche di potere sistemiche e far loro capire che non sono questioni isolate. Ha ricordato come i lavoratori dei concerti abbiano reagito ai sistemi che li penalizzavano, trovando modi creativi per sfruttare le app a loro vantaggio.

Allo stesso modo, Alkhatib ha evidenziato come i creatori di contenuti online oggi manipolino gli algoritmi per evitare la cattura dei loro contenuti dalla monetizzazione automatica. Sottolinea che tali situazioni non sono causate dalla stupidità individuale, ma dal sistema.

Ha previsto che l’intelligenza artificiale generativa sarà utilizzata per sfruttare il lavoro umano in modo più economico e veloce. Spera che le persone diventino più sensibili all’inautenticità dei contenuti generati algoritmicamente.

Alkhatib cita la dichiarazione di Sam Altman, capo di OpenAI, sulle parole generate giornalmente e sottolinea che generare parole non equivale a comunicare con le persone. Condivide l’idea che le persone dovrebbero prestare attenzione alla qualità dei contenuti.

Spera che ci sia una spinta popolare contro l’intelligenza artificiale generativa e che le persone rivendichino la proprietà autoriale dei loro contenuti. Crede che sia importante riconoscere che la tecnologia che può sembrare positiva per alcuni potrebbe essere dannosa per altri e convincere le persone a considerare chi prende le decisioni nelle loro vite quotidiane.

Ad esempio, evidenzia come Google utilizzi le informazioni personali degli utenti per influenzare le loro scelte, anche riguardo alla vita culinaria. Alkhatib sostiene che la capacità di allontanarsi da un sistema quando diventa dannoso sia cruciale per avere una relazione produttiva con esso.

Di Fantasy