In un settore dove l’intelletto è la moneta più preziosa, un ex-dipendente può diventare la scintilla che accende una guerra legale. È ciò che è successo a Scale AI — pioniera nella preparazione dei dati per l’addestramento dei modelli generativi — che ha deciso di rivolgersi alla giustizia per fermare una sottrazione ritenuta illegale e potenzialmente devastante.

Il cuore della controversia è Eugene Ling, ex-responsabile del Customer Engagement di Scale. Sembra che, proprio mentre si accingeva a passare alla concorrenza — la startup emergente Mercor — abbia scaricato oltre 100 documenti riservati, molti dei quali contenevano strategie rivolte a clienti di alto profilo. Il tutto è avvenuto pochi giorni dopo un incontro con il CEO di Mercor. Un’azione che Scale definisce “corporate espionage” — una violazione grave di fiducia e segretezza .

Da parte sua, Mercor respinge l’uso di qualsiasi informazione riservata: il cofondatore Surya Midha assicura che la strategia aziendale segue percorsi propri e non dipende dai dati di Scale. Ammette però che Ling aveva salvato i documenti su un Google Drive personale — spazio che a Mercor, afferma, non è mai stato né esplorato né utilizzato.

Anziché cancellare i documenti, Mercor ha proposto a Scale di distruggerli o trovare una soluzione bonaria, ma — secondo Scale — ciò rischierebbe di compromettere prove rilevanti.

Scale sostiene che Ling non si sia limitato a prelevare documenti, ma abbia tentato di importare anche clienti di peso nel nuovo contesto aziendale. Secondo la denuncia, Ling ha contattato direttamente membri di uno di quei clienti — chiamato “Cliente A” — proponendo implicitamente un passaggio a Mercor, mentre era ancora dipendente di Scale.

Per Scale, i documenti sottratti contengono un valore strategico inestimabile. La società ha dunque chiesto al tribunale della Northern District of California di:

  • bloccare l’uso delle informazioni da parte di Mercor,
  • richiedere la restituzione o distruzione controllata dei documenti,
  • ottenere un risarcimento per i danni subiti e copertura delle spese legali.

Scale è oggi valutata circa 29 miliardi di dollari grazie a importanti investimenti — tra cui uno di circa 15 miliardi da parte di Meta. Questa vicenda legale segue un’estate turbolenta, caratterizzata da acquisizioni, riduzioni del personale e tensioni competitive crescenti.

Non è un caso isolato: anche xAI, fondata da Elon Musk, ha recentemente intentato una causa simile per spionaggio industriale contro un ex-ingegnere che avrebbe copiato dati sensibili prima di passare a OpenAI. È un segnale che, nell’universo dell’intelligenza artificiale, la difesa dell’innovazione passa anche per il diritto.

Questa causa è molto più di un guazzabuglio giudiziario: rappresenta uno specchio autentico delle dinamiche competitive nell’AI. In un mercato dove chi conquista i clienti possiede anche la conoscenza, proteggere i segreti commerciali è diventato vitale. Scale AI prova ora a difendere non solo il proprio margine operativo, ma anche il principio che idee, ricerca e attenzioni conquistano clienti, non scorciatoie indebite.

Di Fantasy