Il sogno di Tesla di trasformare le città americane in laboratori a cielo aperto per la mobilità autonoma compie un passo decisivo. La casa automobilistica di Elon Musk ha infatti ricevuto l’autorizzazione a testare i suoi robotaxi nello Stato dell’Arizona, e in particolare nell’area metropolitana di Phoenix, uno dei contesti urbani più aperti alla sperimentazione di veicoli senza conducente.
La notizia, riportata da Reuters, arriva il 19 settembre e conferma che il Dipartimento dei trasporti dell’Arizona ha dato luce verde a Tesla, pur con una condizione chiara: durante le prove dovrà essere presente personale addetto alla sicurezza a bordo. Una precauzione che rispecchia la fase ancora sperimentale della tecnologia e che richiama alla memoria altre aziende che hanno affrontato percorsi simili, come Waymo e Cruise, anch’esse inizialmente limitate da requisiti stringenti prima di ottenere più libertà operativa.
Per Tesla, questa autorizzazione segna un salto di scala. L’azienda aveva già presentato richiesta a giugno per testare un servizio di ride-sharing basato sui suoi veicoli autonomi, e ora potrà finalmente mettere alla prova la propria tecnologia in un contesto urbano complesso e su un territorio più vasto. Non sono stati ancora resi noti né la data di avvio né la durata specifica del programma, ma l’obiettivo dichiarato da Musk è chiaro: arrivare a proporre un servizio di robotaxi a guida autonoma che possa servire circa metà della popolazione statunitense entro la fine dell’anno.
Non si tratta, in realtà, della prima sperimentazione sul campo. Già a giugno Tesla aveva avviato un test limitato ad Austin, in Texas, coinvolgendo una dozzina di veicoli e un gruppo ristretto di passeggeri, sempre accompagnati da personale di sicurezza. A luglio, invece, nella Bay Area di San Francisco, è stata introdotta una formula diversa: un “servizio di guida”, che non poteva essere definito ancora pienamente autonomo, ma che consentiva ad alcuni utenti selezionati di provare da vicino l’esperienza di un veicolo Tesla con funzioni avanzate di automazione.
L’Arizona, tuttavia, rappresenta un banco di prova molto più ambizioso. Lo Stato ha costruito negli ultimi anni una reputazione di “hub” per la mobilità autonoma, grazie a un mix di normative favorevoli, condizioni climatiche generalmente ideali e infrastrutture predisposte ad accogliere test di questo tipo. Non a caso, Phoenix e dintorni sono stati scelti anche da altri protagonisti del settore come terreno di sperimentazione privilegiato.
Il progetto di Tesla si inserisce dunque in un ecosistema in piena fermento, dove la corsa ai robotaxi non è solo una questione tecnologica, ma anche politica ed economica. La promessa è quella di una mobilità più sicura, più efficiente e potenzialmente più sostenibile, capace di ridurre incidenti e congestionamenti. Ma il percorso resta disseminato di sfide: dai problemi di affidabilità dei sistemi di guida autonoma alle questioni regolatorie, fino alla fiducia degli utenti, ancora spesso riluttanti a salire su un’auto senza conducente umano.
Musk, come sempre, punta alto. L’idea di un servizio di ride-sharing autonomo gestito da Tesla non è solo un’espansione del business, ma un tassello fondamentale della sua visione di futuro, dove le auto elettriche non sono più semplicemente vendute ai consumatori, ma diventano parte di una rete condivisa e intelligente di trasporto. Un modello che, se realizzato, potrebbe rivoluzionare il concetto stesso di mobilità urbana, trasformando l’auto da bene privato a servizio collettivo.
Per ora, però, la realtà è quella di test sotto stretta sorveglianza, con personale a bordo e un occhio vigile da parte delle autorità. Ma l’autorizzazione dell’Arizona è un segnale importante: il futuro dei robotaxi non è più solo un annuncio ambizioso nelle presentazioni di Musk, bensì un progetto che scende in strada, affrontando il traffico, le persone, le incognite del mondo reale.